martedì 27 settembre 2022

La Cognizione del Dolore

 



Definirei commovente la cura con cui il libraio ha maneggiato questa copia della prima edizione risalente al 1963 per 'sole' Lire 1500 – quando invece al cambio corrente la pagai 30 sacchi, immerso in una pre-autunnale Roma alla Fiera del Libro Usato, come illustrato dal segnaricordo adagiato in copertina. Ovviamente intendo partecipare all'evento successivo del 16 ottobre, poiché avevo anche adocchiato una Virginia Woolf tradotta d'annata che non avrei voluto lasciarmi sfuggire. Ma chissà.

Sono quivi contenuti:
- Saggio introduttivo di Gianfranco Contini;
- L'Editore chiede venia del recupero chiamando in causa l'Autore;
- La cognizione del dolore; 
- Autunno [poema conclusivo]; 
le quali sfiziosità fanno venire l'acquolina alla mente.

Come ogni libro che mi riesca di amare per il linguaggio sapientemente intrecciato all'invenzione narrativa, ho sottolineato e annotato a margine 'Così fan tutti' nei paragrafi che penso significhino ciò. Il problema adesso è che non sono satollo: vorrei ancora pascermi in questa scrittura baroccamente barocca che racconta avventure psicosomatiche italiane.
Certo non è letteratura queer, sebbene il linguaggio potrebbe avvicinarcisi... "non tono, ma colore."

«Non si tratta perciò di leggere negli strati o nei nòccioli grotteschi dell'impasto Cognizione una deliberata elettività ghiandolare-umorale di chi scrive (des Verfassers) ma di leggervi una lettura consapevole (da parte sua) della scemenza del mondo o della bamboccesca inanità della cosiddetta storia, che meglio potrebbe chiamarsi una farsa da commedianti nati cretini e diplomati somari.» da L'Editore chiede venia del recupero chiamando in causa l'Autore

«Accade alla loquace vita, purtroppo, di esorbitare talora dalle sacre leggi della deferenza e della compostezza.» p. 45

lunedì 5 settembre 2022

Amado mio | Atti impuri

nel centenario della nascita dello scrittore che incarna il carattere deviante assai prolifico dell'omosessualità, posso esimermi dal leggere PPP? giammai!

portato a termine Atti impuri, contenuto con Amado mio in edizione Garzanti, mi accorgo che entrambi svolgono con sublime lirica (che non è un'iperbole) queste parole dell’autore medesimo: «Coloro che come me hanno avuto il destino di non amare secondo la norma, finiscono per sopravvalutare la questione dell’amore». e questo lettore odierno, che ama questa poesia in forma di prosa, crede che un'estetica di racconti incompiuti intessuti e fonte di poesia ne esalti piuttosto la bellezza!

sempre PPP sia lodato.

Atti impuri si conclude così:

«Nella primavera del '45 eravamo giunti al massimo della nostra angoscia; il febbraio, il marzo, l'aprile ci avevano visti quasi deliranti, l'uno per il desiderio, l'altro per la paura di peccare. Io trovavo disumana la sua resistenza, egli la mia voglia. Ed è proprio in questo periodo disastroso che si sono rese vere quelle serate stupende, che restano così inalterate e pure nella mia memoria: segno di una loro umana validità.»

dalla prefazione ad Amado mio:

«Ma la vita, tanto più pallida di un racconto, è anche tanto più colorita; c'è sempre un'estrema prudenza che trattiene sull'orlo delle avventure estreme; non so, se nei confronti di Desiderio io posso vantarmi o no di avere posseduto una simile prudenza. Se ho un po' giocato con Iasìs e Desi e il loro amore, se li ho immersi in un diluente "cattivo", vuol dire che ero obbligato a farlo e che era sotto questa luce che io dovevo apparire ai lettori di questo libro, che essendo diverso da queli, pochissimi, che mi conoscono dai miei versi, potranno farsi sul mio conto l'opinione che merito.»

martedì 23 agosto 2022

Spezzate : perché ci piace quando le donne sbagliano

 


di Jude Ellison Sady Doyle ho letto anche Il Mostruoso Femminile, che fa il paio perfettamente con codesto: Trainwreck - come al solito il titolo italiano evoca poco di quel che l'originale vorrebbe, ma il testo interno è ben trasposto

«Forse distruggiamo qualcuno al solo scopo di legittimare noi stessi, o lo mandiamo in pezzi perché ne siamo gelosi. Forse lo distruggiamo perché abbiamo paura di vedere gli altri soffrire, oppure perché, be', se tutti lo odiano di sicuro un motivo c'è. Forse. Ma poi, c'è la mia teoria preferita: forse lo facciamo perché è una donna.
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la trainwreck non è soltanto una forza che scatena tutti quegli aspetti della femminilità che preferiremmo tenere a bada, è anche la ragazza che ogni giorno, con costanza, colora lo spazio oltre i bordi della società sessista in cui vive.
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un corpo nudo, che le persone bramavano vedere a tal punto da commettere un furto, diventa antiestetico e squallido non appena viene esposto intenzionalmente
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A quanto pare gli uomini reagiscono nei confronti della sessualità femminile come il mio cane quando mi vede mangiare una pepperoni pizza: perdono il controllo, impazziscono, smaniano di afferrare e divorare. Il desiderio e il bisogno che li anima è tale che non possono più essere ritenuti responsabili di ciò che fanno per ottenerla, che si tratti di rimanere a fissare e supplicare in ginocchio o di strapparne furtivamente un brandello (e con ciò intendo: diffondere foto intime, palpeggiare o stuprare).
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Una volta che la sessualità femminile diventa un asse portante dell'ordine sociale, gli obblighi non possono che moltiplicarsi.
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Inoltre, alle donne vengono assegnate responsabilità differenti sulla base della posizione che ricoprono nella gerarchia sociale.
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Quegli ideali di purezza e verginità di cui si è parlato prima sono stati costruiti avendo come riferimento proprio le donne bianche.
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una donna sessualmente "fuori controllo" non è semplicemente una persona le cui decisioni non hanno nulla a che fare con noi. Nell'attuale guerra sessuale è una sorta di disertore che, con la sua influenza, minaccia di far crollare l'intero sistema.

Anatomia di una trainwreck
Mary Wollstonecraft

Era una prostituta, una pazza, un'idiota, una buffona, ma soprattutto era responsabile di aver fatto regredire i diritti delle donne. Non aveva alcuna importanza che fosse stata lei, per prima, a iniziare quel dibattito. Il femminismo era per le donne che si comportavano correttamente e tenevano la testa a posto. E quanto a Mary: Mary era andata, era naufragata.
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Il salto da Paris Hilton a Mary Wollstonecraft può sembrare lungo, ma in pratica non è che un saltello. Lo schema di esposizione forzata e pubblica umiliazione che governa la sessualità femminile è molto antico e nel tempo ha subito pochissimi cambiamenti. Si trovano semplicemente nuove personalità e nuove tecnologie con cui rimettere in scena lo stesso dramma.
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scandalo e voyeurismo non sono mai stati due vizi distinti. La trainwreck si trova proprio al centro del diagramma di Venn, nel punto in cui i due si sovrappongono trasformando odio, rabbia e indignazione in una fascinazione quasi ipnotica, un'incapacità di distogliere lo sguardo e un crescente bisogno di vederla esposta.
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la vergogna e la paura sono strumenti per la sorveglianza di quasi ogni aspetto della femminilità. Dopo che avete detto qualcuno cosa deve fare con il corpo, bisogna dirgli cosa deve fare con la propria mente.
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Nel XVIII secolo, così come nel XXI, una donna che scopa felicemente con chi le pare sotto gli occhi di tutti fa infuriare mezzo mondo.
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Charlotte Brontë

[come in Jane Eyre] Quando si vive in un clima di sfiducia generale nei confronti delle donne e le si considera sostanzialmente al servizio delle pretese relazionali maschili, il loro dolore – un dolore che va oltre i sentimenti feriti o la solitudine, un dolore che deriva da violenza reale – è sempre sospetto. Le accusiamo di non essere state brave, di non aver reso felici i loro partner.
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[commentando fatti del 2009] Prima Rihanna era pazza perché aveva lasciato Chris Brown, poi era pazza perché si era rimessa con lui. Non importava quale strada scegliesse, non c'era modo di evitare la condanna. Le scelte di chi quella violenza l'aveva commessa però non erano in alcun modo discusse.
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Pazzia

Sono quelle che ci incuriosiscono morbosamente, le uniche che ricordiamo non in particolari circostanze, ma per immagini: Amy Winehouse che cammina per le strade di Londra senza camicia e senza scarpe. Lindsay Lohan in posa con un coltello tra i denti. Amanda Bynes con la sua terribile parrucca di Halloween, Sinéad O'Connor che strappa la foto del papa, Britney e il suo maledetto ombrello. Si trovano nel punto preciso in cui eccesso sessuale ed eccesso emotivo si scontrano
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[come fossero dentro] Philippe Pinel à la Salpêtrière di Tony Robert-Fleury. ... La scelta di trasformare una violazione dei diritti umani in un softporn potrebbe sembrare sconvolgente, se non fosse che a quel tempo era una pratica psichiatrica diffusa.
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Le donne che piangevano troppo erano isteriche; lo erano anche quelle che ridevano troppo e quelle che si masturbavano, così come quelle a cui non piaceva il sesso.
... [poi vediamo]
Une leçon clinique à la Salpêtrière di Pierre Aristide André Brouillet ::: Un gruppo di uomini in estasi allunga il collo cercando una buona visuale per potersi godere meglio questo sensuale, sensualissimo trattamento psichiatrico.
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Nel suo studio, proprio sotto la profonda scollatura di Blanche Wittman, Freud diede forma all'idea moderna della psicopatologia, inserendosi in questa lunga storia di donne spezzate, esposte e scandalose.
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Valerie Solanas

Manifesto SCUM [Society for Cutting Up Men] nasceva dall'intenzione di costruire un universo utopico a partire dalle donne che erano state scartate, un mondo perfetto governato dalle «femmine meno compromesse con la "cultura" maschile [...] troppo incivili per preoccuparsi dell'opinione che gli altri hanno di loro, troppo insolenti per riverire Papà, i "Grandi" o la profonda saggezza degli Antichi; sono quelle che confidano solo nei propri bassi istinti animali».
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Tutti noi riconosciamo un legame tra genio e sregolatezza. O quantomeno lo facciamo quando il genio è un uomo.
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Il mondo funziona così. L'uomo deve essere coraggioso, spavaldo e ribelle; la donna invece dolce, piacevole e accondiscendente. La pazzia rende il primo più audace e deciso, e l'altra meno remissiva e più difficile da gestire.
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La continua esibizione pubblica delle "isteriche" induce le donne con disturbi gravi a odiarsi, e lo stesso avviene anche con quelle che sono banalmente infelici o che hanno avuto una brutta giornata. L'emotività femminile viene ritratta come una forza distruttiva che deve essere contenuta e (se possibile) del tutto negata, perché se mai dovesse erompere e diventare visibile, le donne diventerebbero esseri immondi, riprovevoli e disgustosi.
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E, ancora peggio, crea un mondo in cui le donne che sono in difficoltà hanno paura di chiedere l'aiuto di cui hanno bisogno per salvarsi.
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E poi c'è Lana Del Rey: la ragazza morta che torna in vita. La ragazza che, come ci informa il titolo del suo primo album, era nata per morire. La sua intera carriera artistica si è basata sulla consapevole spettacolarizzazione del fenomeno della trainwreck, facendone un archetipo commercializzabile: la bella, pazza, attratta dagli uomini sbagliati e destinata a morire giovane. Una canzone dopo l'altra – Off the Races... National Anthem... Body Electric... Dopo tutto, su un punto ha ragione. La morte è più affascinante di una vita passata sempre sull'orlo del baratro.
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Billie Holiday

ha introdotto un nuovo archetipo nella coscienza collettiva, quello della cantante tormentata che esorcizza i propri demoni sul palco –
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Il dolore di Billie era piacevole da guardare, ma ascoltarlo era un'altra cosa: doveva per forza essere così arrabbiata?
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Nel caso di Whitney, o di Billie, si trattava di donne nere che avevano avuto successo in un mondo di bianchi;
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Sono diventate ricche, famose, rinomate senza neanche prendersi la briga di obbedire a quelle leggi di tacita remissività che cerchiamo di inculcare nella testa delle ragazzine fin dal giorno della loro nascita.
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La morte della trainwreck e l'orgia di compassione collettiva che ne segue sono il modo plateale e confuso in cui mettiamo in scena il nostro rifiuto e il nostro bisogno di distrazione, mentre i media appuntano il loro sguardo sulla prossima malcapitata.

Trainwreck: le sue opzioni

Stare zitta

Alzare la voce

Capro espiatorio

Rivoluzionaria

Conclusione 
Sui binari

La ferrea immagine della brava ragazza illibata e quella della corrotta e demoniaca trainwreck escludono entrambe il concetto di umanità, ed è proprio la nostra umanità che dobbiamo riacquisire.
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domenica 24 luglio 2022

Rabbia proteggimi


«Crediamo di non aver fatto altro che ciò che compete a tutti gli esseri umani su questo pianeta: fare quel poco che si può, ognuno secondo le sue possibilità, per aiutare il prossimo. Anzi. Riformuliamo. Fare ciò che si riesce per restare, da figli involontari del continente del colonialismo e del genocidio di tanti popoli del pianeta, sulla soglia della decenza.»

«La popolazione curda ci ha insegnato, in Rojava, quanto profondamente loro comprendano l'ingiustizia della prevaricazione tra popoli, essendo stati colonizzati tanto dall'Europa quanto dagli Stati mediorientali. Ciononostante è in seno a loro che si sono sviluppati movimenti socialisti nuovi, in grado di teorizzare la questione anticoloniale e nazionale fuori dalle contrapposizioni identitarie, religiose o razziali.»

un libro potente di storie esemplari nella storia contemporanea

sabato 25 giugno 2022

Altri Libertini

 gioiellino di preludio al queer di Pier Vittorio Tondelli 💜

«Così è restato cattivo sangue anche se al Posto Ristoro ci si dimentica piano piano di tutto perché la vita è davvero vita cioè una porcheria dietro l'altra e allora è come sbattere giù merda ogni giorno che poi ti dimentichi che fa schifo, e ne diventi magari goloso.

Evviva gli scannati di Postoristoro!

al postoristoro tutti sanno da quali braccia piovono le disgrazie.

I Maligni noi ci chiamano le Splash, perché a sentir loro saremmo quattro assatanate pidocchiose che non han voglia di far nulla, menchemeno lavorare e solo gli tira la passera, insomma altro non faremmo che sbatterci e pergiunta anche fra noi quando il mercato del cazzo non tira;

Perché a noi non ci frega un bel niente della nostra reputazione, soprattutto in questo merdaio che è Rèz, cioè Reggio Emilia, puttanaio in cui per malasorte noi si abita e che si vorrebbe veder distrutto e incendiato usando come torce i capelli di quelli lì, proprio loro, appunto, i Maligni.

la Sylvia nera infumanata, un cazzo per ricciolo insomma,

Comunque noi ci si ritrova ancora, in attesa di piazze migliori, anche se si sta attente a non far baccano, ma una sera succede che siamo così ubriache che non ce ne impipa proprio nulla e prendiamo a scorrazzare per la piazza sulle nostre biciclette colorate e ci inseguiamo strepitando e poi facciamo il filo ciclistico a un ragazzo belloccio che passa e scappa con noi dietro che in coro cantiamo son la mondina

Poi la Benny si mette anche lei in piedi e racconta la vecchia storia del pompino volante sulla bianchina che è il suo pezzo forte e come fa la checca lei nessuno è tanto capace.

si vanvera soprattutto delle nostre povere eroine Cinderella e Joan-of-arc oppure Alice o la Virginiawulf o quella sfigata poveraccia dell'Epifania che ogni anno tutte le feste gliele fanno portare via.

La Sylvia prende a lavorare mezza giornata dalle scopine che son poi le bidelle delle scuole riunite in collettivo. Nello stesso periodo la Nanni si licenzia da segretaria nello studio di un notaio finocchio e viene ad abitare con me, che son sempre la Pia, perché la quarta Splash, Benny, va con un uomo di Milano e per me, la Pia, l'affitto da sola è troppo e così anche la Nanni va via di casa che era l'unica ad esserci rimasta, benché di noi la più vecchia, venticinque anni.
Benny si chiama Benedetto ed era un uomo o meglio un ragazzo ma ora fa la checca con noi ed è il quarto asso del nostro Poker Godereccio e succede alle volte che qualcuna di noi ci fa all'amore, perché è molto dolce, ma bisogna farlo fumare un casino, sei sette spini per metterlo in tiro, a patto naturalmente di tenergli un dito infilato per di là, sennò care mie, nemmeno provarci.

La Nanni va a prendere un po' di beveraggio e torna con del fernet che gli diluisce nell'acqua minerale, dice bevi Benny, bevi che ti farà bene, ma lei si sbroda tutta, sembra farlo apposta, quel che entra in bocca lo ricaccia nel bicchiere così che ci viene tutta una puzza di fernet che anche la nostra gatta, l'Arialda, s'imbriaca e miagola storta.

La Sylvia ci raggiunge la sera dopo il lavoro dalle scopine e così durante un'autocoscienza ci accorgiamo che da un po' ci siamo lasciate andare tutte e quattro con i nostri personali coinvolgimenti e questo non è possibile, insomma dall'esterno parrebbe che abbiam messa la cosa a posto, mentre noi invece non lo vogliamo assolutamente. E ci si fa forza e per il sabato si prepara una grande uscita di quelle da Poker-Splash e si decide di andare al Marabù di villa Cella dove son circa tremila cazzetti e si può far un poco di follia.

... quasi quasi applaudiamo quando Jimmy fa una scoreggia di petto che più bene di così non si può. Poi uno dice abbiamo recitato Phono-Rimbaud e allora a quel punto lì le mani ce le spelliamo sul serio.

In osteria ci sediamo accanto al muro in un falso separé con tutta una luce alla Vittorio Storaro, gialla e rossa mischiata alla perfezione, insomma un'arancione fulvo e così caldo che sembriamo davanti al focolare in un film o in una luce di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.

Così mi bevo davvero tanto e faccio un gran miscuglio in pancia con birre e frizzantini e me ne sto dunque per i cazzi miei a leggere quel che c'è sul muro che sembra proprio che chiunque sia di qua passato abbia tracciato qualcosa non solo sul muro, anche sul tavolaccio, incidendolo chi più chi meno. Insomma tutto un inventario colorato di autodefinizioni, brandelli filosofici, slogan semiseri, invettive, quartine rime e porcate, gridi inni e slogan tutti sovrapposti gli uni agli altri e inseriti tra parola e parola a far fuori irresistibili ironie e tutto nel gergo mischiato e poliglotta della fauna stessa cioè molto italiano cencioso, molto tedesco sublime, persino gotico ahimè, molto angloamericano e parecchio slang, qualche francese da boudoir, qualche graffito arabo, sumero o indiano e persino una evidente traccia di cirillico scritta col pantone vermiglione accanto a Culo culo orgasmo del futuro.

Dopo l'osteria siam tutti fradici che non abbiam la forza nemmeno di rollar su uno spino perché più di di così si crepa, e prendiamo a girare tutte abbracciate e cantare la Marsigliese o la Contessa

Con il Performance Group si resta un po' di tempo e assistiamo a tuttequante le sedute e aiutiamo a spedire inviti e ciclostilare i programmi e far l'occhiolino al Cecio che ci dica finalmente quel che noi vogliamo. Poi una bella sera quando sta a lui provare ci dice di metterci tutti a sedere in mezzo alla platea e ci impone di comportarci naturalmente e lo dice per un bel po', siate naturali, siate naturali che noi crediamo oddio quello ci manda i leoni nella fossa e noi star lì a guardare, nature.

Diosanto che trip dell'immaginazione, ecco d'un tratto l'immagine-rappresentazione dell'uomo sottomesso a un processo d'informazione dominato dall'energia elettrica, ecco chi ha centrifugato il nostro sistema nervoso centrale, ecco finalmente la materializzazione di quel che docent, maxima cum causa, e in stretto pas-de-deux Marshall Mc Luhan & Umbert d'Ecò! ! !

Non si vuole però far soltanto spettacolo, anche prender coscienza e dibattere, per cui il Benny produce e tira in cinquanta copie la bibliografia del nostro seminario e noi volantiniamo alla Fiat Trattori e invitiamo all'autocoscienza e al gruppo di studio e alle riprese tuttequante perché i momenti vanno integrati e non si può soltanto starsela a menare senza prender coscienza.

...quelle come noi non vogliono far guerra al cazzo, ma soltanto addomesticarlo mentre il cazzo va domato con la frusta e col fuoco e tutto questo si fa con le finocchie che son la vera rivoluzione, quindi anche con lei la Benny ... le alleanze si stringono sui vissuti e mica sulle chiacchiere

Per agosto come lo scorso anno ci si divide e si scioglie il Poker Splash. È nei patti. Uno straccio di indipendenza e di autonomia, ognuna per i cazzi suoi, una boccata d'aria per non trasformare il nostro sodalizio in carcere.

Ma quando ci si ritrova a settembre si capisce che qualcosa di nuovo è purtroppo arrivato. E non sarà mai più come prima.
L'avvio è di Benny, che si presenta in osteria vestito da uomo con la barba e il portamento virile che quasi non lo si riconosce tanto è cambiato ed è davvero, conciato da maschio, un gran bel pezzo di ragazzo. Dice che deve riscoprire la propria eterosessualità, che anzi qualsiasi definizione del comportamento gli sta stretta e che per quanto lo riguarda farebbe a meno degli omo e degli etero, perché esiste soltanto una sessualità contigua e polimorfa e allora bisogna iniziare a superare questi settarismi di merda e liberarci finalmente dai condizionamenti,

lo so che non abbiamo un modello per il nostro amore, ma questo va anche bene perché ci obbliga a trovarcelo insieme tutti e due e crescere insieme e accettare quel che capita con tutte le conseguenze,

Con Dilo non ci sono casini, siamo molto innamorati, vivacchiamo da froci tranquilli ma succede che in autunno tutto si mette in moto come una corrente sotterranea che butta i germogli, un germinal anticipato che ci getta in collettivi e riunioni e si vede che nelle osterie c'è qualcosa di nuovo, forse soltanto più voglia, ma non so bene di cosa.

Il settantasette inizia con Dilo e io a Paris, chez les folles. Ci si diverte abbastanza, merito dei boulevards innanzitutto, ma poi m'accorgo per la prima volta che la vita a due mi sta impoverendo, che non riesco a sopportare di stare con altri e tutto mi dispiace perché sento come avessi messo la testa a posto, che poi non è vero.

Non si può impedire a qualcuno di farsi o disfarsi la propria vita, si tenta, si soffre, si lotta ma le persone non sono di nessuno, nel bene e nel male.

...è questa la scuola, cioè l'esperienza, mica la normalizzazione, te lo dico io che ho imparato più da un pompino che da ventanni di esami.

in Italia sopravvivi solo se hai la lira e anche così fai una vita di merda perché... più si vive più si è costretti a castrarsi e...

e lo vedo partire e scoppio a piangere in sala d'attesa che si avvicina una suora e fa povero figliolo e io la guardo e le dico porcodio, fatti i cazzi tuoi che sto malemale che di più non potrei.

certo che non l'avrei mai detto non credevo che un frocio potesse parlare solo in dialetto e fare il delinquente, no,

C'è altra gente, più o meno i soliti fauni che s'incontrano in questi anni di rincoglionimento generale, però belli e vivibili né più né meno degli altri.

porcodio questi fascisti, ammazza 'sti sceriffi, ma di che cazzo s'impicciano, che cazzo vogliono questi tutori scassati della fobia collettiva che non fanno altro che snidare coppiette nei campi e fare i sadici e i coglioni a chiedere documenti a tutti,

Infine ci stanno un paio di busone e una si chiama Miro, l'altra son io.

io non sono mica una checca della gran razza del Miro che coi numeri che c'ha si può fare Keith Carradine su un piede solo e senza scomporsi tanto nel far filo, oppure Burt Reynolds con gli occhi chiusi e Miguel Bosé per traverso e per rovescio, no, io sono di quell'altra razza di checchine schifiltose e piagnone che finiscono sempre, mannaggia a noi, a far intorto ai bambinetti e rischiare anni di prigione se va bene, altrimenti bastonate e legnate sul groppone e non solo mica lì.

Eccolo dunque il Gran Lombardo supervitaminizzato, eccolo il virgulto omogeneizzato del sessanta, un po' di nicotina sui denti, la barba sfatta, un russare invadente, un culo che... il Miro se ne sta lì a guardare e lacrimare in silenzio sopraffatto da tanta bellezza. E spiando il Maschio Addormentato s'addormenta pure lui.

Be', questo bellissimo qui si chiama Edy e fin dai saluti col Miro non fa che strabuzzare gli occhi sull'Andrea e fingere di cicalare col Miro invece guarda il ventenne di Andrea che Miro continua a tenere stretto al braccio e piega la boccuccia in una smorfia superiore come dire spegni il culo cara Edy, questo è mio.

Poi Andrea comincia a dire che quelli di Modena gli stavano sul cazzo e che aveva preso gusto a stare al loro gioco mica più di tanto, perché poi veramente s'era smaronato e depresso con queste teatrali.

Dice che l'Andrea è un fessacchiotto, che non ha capito d'essere arrivato in un paese in cui tutti lo vogliono scopare e venir così manovrato come un semplice e godereccio vibratore, mica come lui la pensa cioè son venuto e v'ho sbattute tutte quante. Poveretto il Gran Cazzone, lui se ne andrà, che spanda-spanda le sue avventurette, noi si resterà in paese e saremo proprio noi a ridere e contarcela questa bislacca storia per tanti altri inverni.

...questa scoglionatura che dà sul neuroduro la chiama Scoramenti, al plurale perché quando arriva non vien mai in solitudine. Si porta appresso nevralgie d'ossa, brufoletti sulle labbra o nel fondoschiena ma poi i più gravi mali, quelli della vocina; cioè chi sei? cosa fai? dove vai? qual è il tuo posto nel Gran Trojajo? cheffarai? eppoi quelli ancora più deleteri, i mali del non so giammai né perché venni al mondo né cosa sia il mondo né cosa io stesso mi sia e quando son proprio gravi persino il non so quale sia il mio sesso né il corpo né la cacca mia, cioè i disturbi dubitativi della decadenza.

Insomma saputo quel che vi era dovuto lettori amici miei, vi passo a fare il menastorie di una sera come tante con su le belve degli scoramenti che a rimanere fermo non ci riesco trenta secondi d'orologio, mi sento un passerotto che ha perduto il nido, faccio un bar didietro all'altro e un beveraggio appresso all'altro perché il vino è farmaco dei mali e credete a me, questa è l'unica risposta che al mondo c'è.

gli si secchino le palle, accidenti!

Correggio sta a cinque chilometri dall'inizio dell'autobrennero di Carpi, Modena che è l'autobahn più meravigliosa che c'è perché se ti metti lissù e hai soldi e tempo in una giornata intera e anche meno esci sul Mare del Nord, diciamo Amsterdam, tutto senza fare una sola curva, entri a Carpi ed esci lassù.

Così me ne corro e quanti di pensieri che tengo nella mia crapa o piuttosto pensieri di stomaco, la testa ronza solamente come il monoscopio della tivù; nella pancia invece è lì che ci tengo tutti i miei fumamenti come bussolotti del lotto, dite un numero vi guardo dentro che pensiero ci sta.

Goditi dunque occhio mio il ramingar contando stelle,

Solo questo vi voglio dire credete a me lettori cari. Bando a isterismi, depressioni scoglionature e smaronamenti. Cercatevi il vostro odore eppoi ci saran fortune e buoni fulmini sulla strada.»

lunedì 20 giugno 2022

Diventare Cagna

 

{ho vissuto la lettura di questo libro come un'esperienza mistica con una *Cagnatrice come guida 💜}

Introduzione all'edizione italiana di Mariella Popolla

Gustatevela, ritrovatevi, criticatela: quest'opera è uno strumento prezioso per cominciare a comprendere il transfemminismo, che in Italia è ancora un oggetto misterioso. – Slavina

Prologo

Le cagne la cavalcano la crisi, perché la crisi è l'unico stile di vita che conoscono.

Una cagna sola è una cagna morta, un branco è un commando politico. Le cagne non si occupano della cucina, né di badare ai bambini della patria.

E siccome il branco è una macchina collettiva per fottere, indispendabile per resistere e inventare altre forme di piacere, ne entrano a far parte anche i ragazzi trans e le camioniste butch. – Virginie Despentes e Paul B. Preciado

Avvertenze

La verità obbiettiva è sempre la versione del potere. E io scrivo dai margini, dalle fogne del sesso. Dall'attivismo e dalla rabbia di genere e classe, come donna "permale" e povera.
Questo è un trattato d'amore. E anche di vendetta. Le cagne di cui parlo sono mie amiche.

Difendo fin da ora la discordanza di genere come meccanismo di sabotaggio sessuale e linguistico.

E fintanto che autonominarsi femminista continua ad avere tanta cattiva fama, insisterò a farlo. Lo dico sia per via di quegli idioti allergici a tutto ciò che suona come una denuncia di sessismo, sia per le femministe perbene, che si offendono quando una zoccola come me si dichiara tale.

Io adoro gli uomini. Sono i maschilisti che non sopporto. E il femminismo è stato precisamente il discorso vitale che mi ha permesso di curare le ferite aperte dalla brutalità dei maschilisti e di cominciare un'alleanza con gli uomini.

Riguardo ai maschilisti, agli uomini che hanno creduto alla favola dell'essere uomini, non mi stancherò mai di ripetere le parole della mia amica cagna Virginie Despentes nella sua esplosiva Teoría King Kong. «Quando difendete i vostri diritti maschili, siete come gli impiegati di un grand hotel che si credono i proprietari dell'azienda... servi arroganti, ecco quello che siete.»

Mi piace essere una zoccola.
La costruzione di sé a partire dal piacere

Tutte sappiamo dell'artificialità del sesso e del genere, per questo giochiamo con la femminilità.

...quando mi parlano di fame, immigrazione, traffico di stupefacenti, prostituzione, di qualsiasi cosa, riconosco la cornice delle relazioni di potere economico all'interno delle quali devo inserirle, per non cadere nelle trappole dei discorsi egemonici.

E senza nozione critica del sesso e del genere il femminismo è essenzialista e transfobico, e in qualche modo connivente con tutta la violenza attraverso la quale continuano a cercare di modellarci come donne e uomini.

La femminilità e la mascolinità sono due poli d'indottrinamento di massa. Vengono riprodotti per plasmare donne e uomini all'infinito, come in loop. E falliscono miseramente. «Il genere è una copia senza originale» diceva Judith Butler

Non esistono due esperienze di femminilità o mascolinità che siano identiche. Il contesto e la percezione delle proprie trasformazioni sono, anche in questo caso, uniche.

Jazz è una bambina transgender di sei anni che sorride alla macchina fotografica vestita da hawaiana e adora le sirene perché non hanno niente in mezzo alle gambe per cui possano essere discriminate.

Perché secondo me l'unico problema reale legato alla mascolinità e alla femminilità è che ci vengono imposte.

La depilazione sembra essere il grande luogo comune della femminilità nella cultura occidentale, più di qualsiasi altro.

Perle insanguinate: il branco affronta la violenza

È impossibile divagare sulla femminilità senza parlare di violenza. I segni della femminilità indicano ai maschi quali sono le sue possibili vittime, siano esse donne, froci, uomini deboli.

Sono un'archeologa delle donne indomabili. Per incontrarle bisogna scavare a fondo, possibilmente al chiaro di luna piena e mai sotto la lampada da laboratorio, troppo scientifica e totalizzante; prescindere dagli attrezzi patriarcali o cercare nei campi sterili. La magia, il vino e la nostalgia delle antenate sconosciute faranno il resto.

nella pelle di tutte coloro che sono state condannate, imprigionate, massacrate e ripudiate dalla chiesa, lo stato e la medicina, vive sempre una di noi.

Possiamo dire che l'anoressia nervosa è una malattia cristiana e femminile [...] Molte delle giovani che si ostinavano a digiunare per riuscire a ritirarsi in convento, raggiungere la vita santa e allontanarsi da un marito imposto, avevano visto le loro madri morire dopo svariati parti.

L'esempio di Santa Wilgefortis - la vergine di ferro - ha attraversato il confine della Spagna come Santa Liberata.

Alla lesbica mascolina e alla persona transgender, cugini tra loro, non si perdona di non servire agli uomini, di non scopare con loro o di non generare i loro figli, i loro eredi.

La risposta alle molestie maschili forma parte integrante della nostra costruzione di cagne.

A volte basta scoprire che si può reagire, nonostante tutti i messaggi con cui la nostra cultura patriarcale cerca di infantilizzare le donne.

Il boa di piume come resistenza
La pelle di cagna come travestimento

Perché non utilizzare tutte le risorse che abbiamo in questa mascherata?

Se una scollatura ti disturba è un problema tuo.

«Donne e checche devono stare unite, perché abbiamo lo stesso nemico.»

«Così come la rivelazione femminista ci ha rese critiche nei confronti della femminilità che ci è stata inculcata, molto più tardi il contatto con il mondo queer ha significato per noi la scoperta di nuove e mutanti identità come cagne.... » ricorda Laura. La femminilità spettacolare e ribelle di cui parlo è queer e transgender.

Spesso, come afferma Alaska, l'altra saggia, le femministe hanno sottovalutato la femminilità parodica esibita da checche, travestiti e transessuali. Hanno perso l'opportunità di imparare da loro come smontare in altra maniera il genere femminile.

La ribellione nel piacere

Quel senso di colpa connesso alla nostra gioia ce lo siamo tolto di dosso attraverso il tortuoso percorso della troiaggine. Abbiamo scoperto, sollevate, che si può andare a casa con le dita impregnate di un'orgia e sentirsi deliziosamente sporche e piene.

«Aixo és Vitalität» mi ha detto una psichiatra femminista anni fa.

Non c'è più grande ribellione della risata e del piacere. Mi rifiuto di essere una guerriera eternamente accigliata con le gambe chiuse. Mi rifiuto di sentirmi in colpa per essere sopravvissuta. Mi oppongo alla soppressione del mio desiderio e al paralizzarmi come un animale in costante allerta.

con la P di puttana

Voglio qui esprimere la mia riconoscenza, come femminista puttana non remunerata, a tutte le puttane femministe che mi hanno dato tanta forza.

Qualsiasi donna dovrà sempre dimostrare di non essere una puttana.

Come afferma Helen, la nostra Zorra Suprema: «Non mi è mai importato ciò che pensavano gli uomini, ero abituata sin da piccola ad ascoltare come parlavano delle donne. Sapevo che mi avrebbero trattato come una puttana qualsiasi cosa avessi fatto, perciò per lo meno ne avrei goduto.»

Puttana e sposa sono le due condizioni socioeconomiche riservate alle donne nell'ordine eteropatriarcale. La terza posizione esistenziale è quella della suora, come segnala Gail Petherson, unica tipologia di donna che non può né deve offrire servizi sessuali agli uomini anche se «lavora gratis per un'istituzione maschile come la chiesa».

«Le spose e le puttane sono i prototipi, uno legittimo e l'altro illegittimo, della comune condizione femminile» rileva Gail. Lo stigma è il meccanismo di controllo e confinamento grazie al quale viene perpetuata l'illegittimità della puttana.

Rispetto all'immoralità, nessuna meglio di Vero può disarmare questo attacco: «Nella struttura sociale che oggi denominiamo democratica, non c'è modo di determinare cosa puoi o non puoi fare con il tuo corpo, vista l'influenza del prisma morale dettato dalla religione.»

E, come nota Sara, «esiste un orrendo traffico di bambine e di donne, tanto per la prostituzione quanto per il matrimonio.»

Per Pia Covre e Carla Corso [...] la negazione della prostituzione come lavoro e la rigidità legale rispetto all'immigrazione sono complici di queste mafie.

Non conosco nemmeno nessuna cameriera, centralinista, dipendente, professoressa o avvocata che affermi di avere il miglior lavoro del mondo. Né donna, né uomo. Tuttavia, è davvero troppo lo zelo messo nel vittimizzare e zittire le puttane.

Io non faccio parte di questo femminismo delle ragazze perbene, bianche, europee, arroganti, affidabili e decenti. Io sto con le puttane, non con quelle che vogliono salvarle e sono complici silenziose della persecuzione poliziesca e sociale.

«Gli uomini pagano sempre, non solo nel caso della prostituzione, ma anche all'interno del matrimonio o nelle relazioni di coppia. Ciò che alla società dà fastidio della prostituta non è il fatto che vada con molti uomini, ma che abbia dato un prezzo a ciò che si è sempre fatto gratis» mi ha detto una mattina la lungimirante Carla Corso.

La divisione tra brave e cattive ragazze è imprescindibile affinché tutte le donne possano servire il patriarcato.

Noi donne siamo puttane e gli uomini figli di puttana quando qualcuno vuole insultarci. Per questo è così trasgressivo, così irriverente e così liberatorio riappropriarsi di un insulto simbolico come puttana. Puttana perché lo dico io. Come cantava la rapper Ari: «Sono una puttana, puttana come la stessa vita»

Come la falsa moneta ... imbroglia il patriarcato

Per l'eteropatriarcato è molto disturbante scoprire che l'idraulico, con la sua tuta da lavoro, il suo petto villoso, la sua barba, la sua immagine ipertestosteronica, possa essere gay. È questo il tradimento di cui parlava Javier Sáez Hartza. Uomini che utilizzano le caratteristiche identitarie maschili per deviarle, per incarnare il fantasma più abominevole dell'interminabile lista delle fobie maschili•ste: essere, in fondo, frocio.

Non esiste un'identità altrettanto solitaria e assediata quanto quella del macho. Non vorrei trovarmi neanche per un istante nei panni di quelli che hanno costantemente bisogno di aggredire e umiliare i froci e le donne, solo per ricordare a sé stessi che niente di femminile (ossia, inferiore) alberga dentro di loro.

La femminilità esaltata e puttanesca di cui parlo significa questo: pensavate che fossi una coniglietta sempre bendisposta, la classica caricatura da porno, invece sono io a decidere.

Dal momento in cui si comprende che la femminilità e la mascolinità (in tutte le loro varianti e mescolanze) sono esercizi teatrali di socializzazione e non essenze che emanano dalla natura stessa, tutto si alleggerisce.

Molti uomini biologici-eterosessuali impazziscono a travestirsi a carnevale e io adoro guardarli. Naturalmente scelgono le tette più grandi e il rossetto più rosso. Si trasformano in superfemmine e si liberano per qualche istante del peso della mascolinità.

Le cagne che decidono di continuare a manifestare il proprio desiderio dopo aver partorito provocano un cortocircuito nell'immaginario della femminilità, non si fanno addomesticare dai valori associati tradizionalmente alla loro nuova condizione di madre.

hijab e minigonne: tanto scandalo per così poca stoffa

Quando l'ho intervistata Mama Samateh mi ha detto una cosa che non dimenticherò mai: «Voi vi scandalizzate di questa nostra tradizione, noi non capiamo perché i vostri mariti vi picchiano.»

Tra le pagine de El velo elegido, Fátima Taleb sorride con il suo hijab addosso e dice: «Non ho bisogno di fondamentaliste occidentali per salvarmi senza il mio consenso, né di leggi che mi proibiscano di vestirmi come desidero.»

Questa è davvero la questione centrale: ci sono donne a cui si riconosce l'autorità di nominarsi e spiegarsi (quelle perbene) e poi ci sono quelle a cui si nega questa autorità (quelle permale: le puttane, le migranti, le zingare, le disabili, le nere, le arabe, le lesbiche, le transessuali, le indigenti, le vecchie, le alcoliste, le maltrattate, le tossiche, le ribelli, le pazze, le povere in generale...). Poco cambia che a zittirci sia la chiesa cattolica, l'autorità medica o accademica, i giornali o alcune femministe.

Il patriarcato non sta nascosto nello hijab, ma nella proibizione o obbligatorietà di indossarlo.

Il corpo e l'abbigliamento delle donne è sempre stato un campo di battaglia, di controllo e di emancipazione.

La regista e compositrice vietnamita Trint T. Minh-ha lo spiega in questi termini: «Se l'atto di svelare ha un potenziale liberatorio, allo stesso modo lo ha quello di velare, dipende dal contesto stesso del velo, dalla modalità secondo la quale le donne percepiscono la dominazione»

Non si può ignorare il contesto in cui si muove ognuna di noi

ode alla fica di Annie Sprinkle

Che due donne in postmenopausa si mettano a scopare nel bel mezzo di una conferenza sull'arte femminista in un museo, circondate dalle cagne che siamo (più branco che pubblico) e, per di più, nelle mie terre basche cattoliche, è per me il paradiso in terra che mai mi ero azzardata a sognare.

Annie ci ha spiegato che «il postporno è materiale sessualmente esplicito che non è necessariamente erotico, è spesso più ironico, politico, sperimentale, spirituale, femminista, alternativo, intellettuale rispetto al porno...»

«Se non ti piace la pornografia che già esiste, crea il tuo porno.»

il manifesto "cagna" di Joreen

La mera esistenza delle Cagne nega l'idea che la realtà di una donna debba passare attraverso la relazione con un uomo e sfida la convenzione che vede le donne come perpetue bambine, da tenere sempre sotto l'altrui guida.

Né gli uomini né le donne sono in grado di affrontare la realtà di una Cagna, perché farlo li costringerebbe ad affrontare la propria marcia realtà. È pericolosa. Così la liquidano come strega. [...] Perché ha insistito per essere prima umana che femminile, di essere fedele a sé stessa prima di inchinarsi alle pressioni sociali, una Cagna cresce da outsider.

Cagne sono state le prime donne ad andare all'Università, le prime a rompere il soffitto di cristallo delle professioni, le prime rivoluzionarie sociali, le prime sindacaliste, le prime capaci di organizzare altre donne. Perché non erano esseri passivi e hanno agito spinte dal risentimento di essere schiacciate.

La loro maggiore oppressione psicologica deriva non dalla convinzione psicologica di essere inferiori, ma dal sapere di non esserlo. Così, gli è stato rinfacciato per tutta la vita di essere streghe.

Solo attraverso la coscienza politica la rabbia viene rivolta all'origine del problema – il sistema sociale.

Le Cagne devono imparare ad accettarsi come Cagne e dare alle proprie sorelle il supporto di cui hanno bisogno per essere Cagne creative. Le Cagne devono imparare ad essere orgogliose della propria forza e orgogliose di sé stesse.

E le Cagne devono formare un movimento per affrontare i problemi in maniera politica.

©1969 
tradotto da feminoska e revisionato da Federico Zappino

domenica 5 giugno 2022

Camere Separate

{personalmente preferisco la copertina passata qui sopra rispetto all'attuale}

primo movimento - verso il silenzio

I feel love continua sempre più incalzante. Le labbra di Leo cercano la bocca di Thomas. Dal palco viene soffiato fumo colorato. E così, fra il tripudio che segna la fine del concerto, applausi, grida, cori, fischi di gioia e vapori che li avvolgono rendendoli per qualche istante invisibili, loro si scambiano, stretti fin quasi a sentir male, il primo bacio della loro vita.

...

Ma Thomas sta morendo. A venticinque anni. E lui, Leo, che ne ha solo quattro di più, si ritrova vedovo di un compagno che è come non avesse mai avuto; e, a proposito del quale, non esiste nemmeno una parola, in nessun vocabolario umano, che possa definire chi per lui è stato non un marito, non una moglie, non un amante, non solamente un compagno ma la parte essenziale di un nuovo e comune destino.

...

Le cose si ingigantivano dentro di lui e schiodavano, facevano saltare i sensi. I suoi sensi e il senso della realtà e il senso di quell'irrealtà che sono le parole. Come ogni uomo lui aveva solo quelle per restare sulla terra. La loro terapia lo avrebbe salvato. Pregò che non lo lasciassero.

...

Non si sarebbe più chiesto il senso ultimo delle cose, poiché aveva sperimentato che questo non esisteva e che se mai, da qualche parte, un senso finale poteva apparire questo era solamente il Caos, e gli uomini solo attori di un piccolo gioco insensato la cui efferatezza numerica nessuno avrebbe mai potuto comprendere.

...

secondo movimento - il mondo di Leo

Quello che si svolgeva alla Deutsche Eiche quella sera, come migliaia di altre sere, era il rito di una comunità. Gli atteggiamenti, i gesti, le parole, l'abbigliamento, quegli stivali e quelle borchie, tutto era coerente allo svolgimento di una liturgia dalla quale Leo si sentiva profondamente escluso ma che, nello stesso tempo, gli apparteneva.

...

A Colonia, come in altre città in cui Leo era stato accompagnato da Thomas, la domanda su chi fosse quel ragazzo restava sospesa sulla conversazione. Né lui né Thomas avevano modi femminili. Né l'uno né l'altro rientravano nei luoghi comuni sull'omosessualità... Erano indefinibili, e questo creava maggior imbarazzo.

...

Non gli importava, teoricamente, essere accettato né legittimato da nessuno. Era in se stesso che traeva valore e legge. Non dall'esterno. A nessuno avrebbe mai e poi mai concesso questo diritto. Lui esisteva. E questo era tutto. È da folli chiedere all'essere le ragioni per cui è.

...

In realtà lui sta fuggendo. Non c'è nessun luogo che intende consapevolmente raggiungere.

...

[a Londra] lui può già vedere la vecchia e malata Europa, con tutta la sua grandeur e la sua cultura e la sua boria, il suo tè delle cinque e le sue cerimonie accademiche, abolita, occupata, conquistata dalle masse dei più miseri, dei più affamati, dei più sfruttati. Sarà la loro guerra. I poveri si vendicheranno seminando figli ovunque, riproducendosi a raffica come il crepitio delle mitragliatrici, occupando ogni postazione con i propri cadaveri, usando se stessi come forza di sfondamento. Vinceranno, e di loro, evangelicamente, sarà la terra.

...

Leo deve incominciare a difendere questa sua solitudine. Non deve permettere che gli altri lo vedano come un atomo dalle valenze aperte, come qualcuno immiserito dalla mancanza di un compagno, di un amico, di un amore.

...

Sta cercando di abbracciare la parte più vera di se stesso recuperandola attraverso il ricordo, la riflessione, il silenzio.

...

Non gode della serenità del mistico, ma solo dei turbamenti di un'anima votata alla ricerca.

...

Se l'abbandono di Hermann l'aveva spinto verso il pellegrinaggio solitario e l'interiorità, la separazione da Thomas lo spinge verso la religiosità e la sacralità dell'umano.

...

fra i suoi vecchi dischi, lì accanto, soprattutto De Andrè, Guccini, De Gregori, Tenco, Banco, Lolli, Cohen, Nina Simone, Tim Buckley, Cat Stevens, Neil Young, Igors, sua madre ha mischiato i suoi: Dalida, Orietta Berti, Iva Zanicchi, Secondo Casadei, Luciano Pavarotti.

...

il paese si appresta a vivere l'evento [della settimana santa] in modo collettivo ... Il succedersi delle stagioni è cadenzato dalle operazioni della vendemmia, dalla potatura di gennaio, dall'imbottigliamento del vino nuovo, dai raccolti estivi di granoturco o barbabietole.

...

da quando Thomas è morto lui sa vivere esclusivamente di simboli.

...

E in questo suo sentirsi distante, immerso nei problemi, vivente con essi, ma sempre da una posizione allontanata, come un pulsante cuore separato, lui trovò l'osservazione e la scrittura e, forse, un motivo per crescere senza essere immediatamente macellato.

...

Lui è cosciente che il suo immaginario è morto.

...

Anche se una mattina, verso le sei, camminando in riva al mare fra i primi bagnanti in tuta da jogging e gli ultimi amanti che assonnati e placati si allontanano per raggiungere gli alberghi, avverte il peso della propria vecchiezza come una rivelazione. Ed è qualcosa che ha a che fare con le onde del mare che si abbattono sulla riva depositando alghe e piccoli pesci morti.

...

“Sono i trent'anni, Leo, il corpo non ti risponde più come un tempo, né hai il desiderio incessante di conoscere, curiosare, vedere gente, ambienti, paesaggi. È il trentesimo anno che agisce in te come una inedita maturità.”

...

Ascoltano una cassetta di Sandie Shaw con le cuffie inserite nell'unico walkman di Leo.

...

La sera stessa, rimasto solo, prima di dormire, Leo ribalta così i termini di quel pensiero che lo insegue, incessantemente, da mesi: “E se fossi invece tu Leo ad aver ucciso il tuo ideale usando come carnefici necessari Hermann e Thomas?”

...

Allora Leo sente che questa necessità di sadomasochismo non è un impulso estraneo, ma forse la perversione più pura che abbia mai provato, quella più sincera. Perché lui è un torturatore ed è la vittima designata di quell'aguzzino che porta il suo stesso nome. Hermann, Thomas o chi altro sono solo gli strumenti di una sevizia che lui si sta infliggendo da quando ha preso coscienza di sé: e cioè del proprio bisogno di annullarsi e morire.

terzo movimento - camere separate

Ora doveva affrontare seriamente una convivenza con un altro uomo. Ma per fare questo non aveva né modelli di comportamento da seguire, né esperienze da riciclare e alle quali far ricorso nei tentennamenti del rapporto.

...

Che fine avrebbe fatto il loro amore? Dovevano per forza normalizzare un rapporto che la società non poteva appunto recepire come norma?

...

Sarebbero riusciti ad accettare, dignitosamente, virilmente, l'invecchiamento non solo del proprio corpo, ma del proprio sogno e quindi del proprio amore? ... Voleva continuare a essere un amante separato, voleva continuare a sognare il suo amore e a non permettergli di infangarsi nella quotidianità.

...

la loro unione veniva ad avere alle spalle non più solamente il vuoto di una disprezzata razza senza nome, ma iniziava a scrivere, da sé, la propria storia;

...

la piccola frase che si trovò a scrivere in una di queste lettere fu “camere separate”. E spiegò a Thomas che avrebbe voluto, con lui, un rapporto di contiguità, di appartenenza ma non di possesso. Che preferiva restare solo, ma nello stesso tempo, pensava a lui come all'amante prediletto, al favorito di un fidanzamento perenne.

...

Rifiutando di socializzarlo si è privato di quel valore di purificazione che caratterizza qualsiasi espressione pubblica di un sentimento, fosse anche il lutto irregolare della perdita del proprio compagno. Ma proprio per questo, come gli era accaduto di accorgersi durante la processione di quel Venerdì Santo, nel suo paese, lui non poteva esibire il suo dolore. Poiché nessuna società riconoscerebbe come autentico un lutto come il suo;

...

Quale catastrofe iniziale ha permesso che l'Eros divenisse rintracciabile solo nell'ossessione della genitalità e non invece nel rispetto delle reciproche posizioni d'amore?

...

Eppure loro erano lì, commossi ed entusiasti, a testimoniare quel bisogno insopprimibile di musica, di visioni e di fantasia, che forse solo accidentalmente si incarnava nella figura e nei racconti di Ti Jean, ma che più in generale significava il tributo più vero che un uomo possa dare a un suo simile: il ringraziamento per avergli fatto toccare la poesia.

...

Se con Thomas non ha funzionato, se la sua vita sentimentale è un disastro, se nel profondo è inquieto e non troverà mai pace, è perché lui è diverso e si deve costruire una scala di valori partendo proprio da questa sua diversità.

...

La sua sessualità, la sua sentimentalità si giocano non con altre persone, come lui ha sempre creduto, finendo ogni volta con il rompersi la testa, ma proprio nell'elaborazione costante, nel corpo a corpo, con un testo che ancora non c'è.

bonus track

“Si deve fare tutto il possibile, sapendo che è assolutamente inutile.”

{accompagnamento musicale d'ispirazione:}
Donna Summer - I Feel Love
Nina Simone - Wild is the Wind
Nina Simone - Love Me or Leave Me

giovedì 12 maggio 2022

DEE



«Campbell aveva compreso e rispettava l'importanza vitale dello spirito femminile e del suo potenziale creativo, capace di dare senso all'esperienza delle donne in forma mitica.» 

«Questo libro è stato realizzato per onorare il lascito di Joseph Campbell e Marija Gimbutas che continuano a ispirarci e a sfidarci.»

non credo in un mistero o in divinità ma credo nelle «indagini sui temi simbolici, mitologici e archetipici del divino femminile in sé e per sé [:] l'iniziazione ai misteri dell'immanenza esperiti attraverso il tempo, lo spazio e l'eterno; la trasformazione della vita e della morte; l'energia cosciente che pervade e anima la vita»; sì credo nel fascino dell'archeomitologia

domenica 24 aprile 2022

L'arte queer del fallimento - Jack Halberstam

 traduzione e postfazione a cura di CRAAAZI


La teoria bassa ci aiuta a individuare gli spazi interstiziali che ci salvano dall’essere presi all’amo dell’egemonia e irretiti dalle tentazioni del negozio di souvenir, ma scende anche a patti con la possibilità che le alternative si trovino in un regno dalle acque torbide, spesso terribilmente buio e negativo: il regno controintuitivo della critica e del rifiuto.


il fallimento preserva in parte la meravigliosa anarchia dell’infanzia e fa sfumare il confine, apparentemente netto, fra adulti e bambini, vincenti e perdenti.


il pensiero positivo è una malattia del Nord America, un «delirio di massa» che nasce quando l’eccezionalismo americano incontra il desiderio di credere che il successo premi le brave persone e che ogni fallimento sia solo la conseguenza di un atteggiamento sbagliato, e non di condizioni strutturali.


potremmo desiderare nuove logiche a regolare la produzione di conoscenza, diversi standard estetici per mettere in ordine o in disordine lo spazio, altre modalità di impegno politico rispetto a quelle evocate dall’immaginazione liberale. Potremmo, in sostanza, volere più conoscenza indisciplinata, più domande e meno risposte.


saperi ingenui, saperi gerarchicamente inferiori … saperi dal basso


resistete alla padronanza.


→ stare in relazione e conoscere un altro essere senza misurare le sue modalità di vita con criteri che gli sono estranei.


preferite l’ingenuità e la mancanza di senso


Quando ci viene insegnato che non possiamo conoscere le cose a meno che non ci vengano trasmesse da grandi menti, stiamo accettando un intero sistema di pratiche forzate che vanno a configurare una relazione coloniale.


[è necessaria] una risposta omeopatica, che prevede che chi apprende impari il sistema dominante meglio di coloro che lo tengono in piedi e che lo saboti dall’interno


coltivate il sospetto nei confronti della memorializzazione


credo fermamente nel progetto pedagogico di creare dei mostri


Ritengo che la teoria bassa si trovi nei luoghi del popolare, del poco importante, dell’antimonumentale, del microscopico, dell’irrilevante. … Il mio intento insomma è provocare, infastidire, irritare e divertire


«Ma per te è tutto una barzelletta?»

«Solo le cose importanti»


lavora con gli altri, celebra la differenza, combatti lo sfruttamento, impara a decifrare l’ideologia, partecipa alla resistenza.


LTTR — 2004, NY, LA: «Pratica di più il fallimento!»


… il motto di Madagascar «Va’ dove ci si perde e restaci!»


Se tutti fossimo già in partenza normativi ed eterosessuali nei nostri desideri, orientamenti e modi di essere, allora probabilmente non avremmo bisogno di essere guidati in maniera così severa dai nostri genitori verso il nostro comune destino di matrimonio, riproduzione eterosessuale e accudimento dei figli.


…siamo così attaccati a queste strutture ingombranti, e siamo così pigri quando si tratta di pensare a delle alternative, che per rassicurarci del fatto che la coppia eteronormativa sia cosa buona e giusta la nobilitiamo servendoci di narrazioni sugli animali, così da riassegnarci un posto all’interno di un qualche mondo primordiale e «naturale».


Proprio nel momento in cui l’eterosessualità riproduttiva sta per essere definitivamente abbandonata, alcuni documentari di successo sugli animali cercano di rimetterla in circolazione: … La marcia dei pinguini (2005) … unisce l’elemento visivo a quello naturale con un voice-over mieloso e sentimentale


Monsters & Co. fa della mostruosità una merce e immagina cosa può succedere quando una bambina vittima degli orchi cattivi risponde a tono ai suoi demoni e, così facendo, per un verso li spaventa, e per l’altro crea legami di affetto, di affinità, di identificazione e desiderio fra sé e i mostri. [...] Il legame tra il mostro e l’umano è queer nel modo in cui riorganizza la famiglia e i legami di affinità.


Dory rappresenta una forma diversa di sapere, fluida e queer, che funziona in maniera indipendente dalla coerenza, dalla progressione e dalla narrazione lineare.


Mentre la stupidità femminile viene sia punita che fatta passare come «naturale», negli uomini bianchi la stupidità non solo viene perdonata, ma spesso non viene riconosciuta in quanto tale, dal momento che la maschilità bianca è il costrutto identitario più spesso associato con la padronanza, la saggezza e le «grandi narrazioni».


fare gli idioti vuol dire assecondare «la gente», che si suppone trovi nell’acume intellettuale un segno di eccessiva erudizione, di elitismo…


[per esempio] George W. Bush ha fatto di una versione populista della stupidità il suo marchio di fabbrica, e si è venduto al pubblico come un tipo alla mano, un simpatico compagno di bevute o di altri semplici e virili passatempi … in altre parole, un buffone monolingue incapace di articolare un discorso. [ricorda qualcuno su queste sponde dell’Atlantico?]


il potere patriarcale ha bisogno di due individui, uno che fa l’uomo e l’altro che gli rimanda l’immagine del suo essere uomo; ma allo stesso tempo questa natura doppia getta la coppia in mezzo ai vortici dell’attrazione omoerotica che inevitabilmente il patriarcato eterosessuale lascia nella sua scia.


Non sto dicendo che Fatti, strafatti sia un’alternativa appropriata ai tristi scenari militaristi dei crociati nordamericani [occidentalisti], ma mi auguro che possiamo tutti essere un po’ meno pieni di noi stessi, un po’ più stupidi.


…forse la stupidità ci apparirebbe una strada percorribile per uscire dalla giungla della follia teocratica e da quella aziendale.


le vite queer tentano di spezzare il collegamento tra il cambiamento e le forme - che si vorrebbero biologiche e immutabili - della famiglia e del patrimonio. Le esistenze «perverse» si servono del loro potenziale di una differenza di forma…


Significa anche fare attenzione a come avviene (se avviene) il cambiamento: come ce ne accorgiamo? Come lo riconosciamo? Possiamo registrare il cambiamento senza dire che ha posto fine a tutto (è la morte di…), o che non ha significato nulla (niente cambia mai davvero…)? Possiamo riconoscere il nuovo senza disconoscere il vecchio? Affidarci a modelli diversi sia del tempo che della trasformazione?


Nel suo essere una falsa narrazione di continuità, un costrutto che fa sembrare i legami e la successione naturali e inscritti nella biologia, la famiglia diventa un ostacolo per tante altre tipologie di alleanza e coalizione. L’ideologia della famiglia spinge gay e lesbiche verso politiche incentrate sul matrimonio, invisibilizzando in questo modo altri tipi di parentela.


… e come dimostra Kathryn Bond Stockton nel suo libro sul bambino queer Growing Sideways, il bambino è «già da sempre» queer, e bisogna per questo trasformarlo velocemente in un proto-eterosessuale, facendogli attraversare una serie di modelli di crescita basati sul «diventare persone mature» che danno al bambino il compito di incarnare «il futuro», e postulano il futuro come eterosessuale.


Quella operata dalla cultura queer è un tipo di rottura che funziona per sostituzione, con il bambino queer che esce dal ciclo riproduttivo dell’eterosessualità e si dedica a un progetto nuovo - un progetto che poggia sulle vestigia di ciò che c’era prima, ma che distorce quel prima tanto da renderlo irriconoscibile.


Ma un’esistenza «perversa», afferma Sedgwick, prende altre strade: «Non è forse un aspetto della potenzialità del queer … che le nostre relazioni generazionali non procedano sempre rispettando rigidamente questo schema?» Ovviamente le relazioni eterosessuali non sono condannate alla «regolarità e ripetitività» per un loro carattere essenziale, eppure la matrice della famiglia borghese, con l’importanza che riserva al patrimonio, all’eredità e alla discendenza, tende in effetti a interpretare il fluire del tempo o in termini di continuità ininterrotta o in termini di violenta interruzione.


Possiamo, dimenticando, creare dei futuri alternativi nettamente queer?


… una concezione del dimenticare «perversa», in base alla quale il soggetto che dimentica si scorda fra le altre cose della famiglia, della tradizione, dell’eredità e del legame biologico, e vive per ricreare la relazionalità da capo, in ogni momento e in ogni contesto, senza una teleologia e in nome della potenzialità caotica dell’azione casuale.


Fallimento e capitalismo, naturalmente, vanno a braccetto.


i perdenti non lasciano traccia di sé, mentre i vincenti non smettono neanche per un secondo di parlare del loro successo … Questa storia segreta del pessimismo … la racconto anche come una storia di lotta anticoloniale, di rifiuto della leggibilità, e come un’arte dell’indecenza. È la storia di un’arte senza mercato, di una recita senza copione, di una narrazione senza progresso. L’arte queer del fallimento guarda all’impossibile, all’improbabile, al mediocre e all’irrilevante. Perde senza scalpore, e perdendo rende immaginabili altri obiettivi nella vita, nell’amore, nell’arte, nel modo di stare al mondo.


Ciò che Gramsci chiama «senso comune» dipende fortemente dalla produzione di norme, e quindi la critica alle forme dominanti del senso comune è anche, in alcuni casi, una critica alle norme … Altre forme subordinate di senso comune, «perverse» e contro-egemoniche, portano invece ad associare il fallimento con la non-conformità, con le pratiche anticapitaliste, con scelte di vita non riproduttive, con la negatività e la critica.


Renton giustifica il suo preferire le droghe alla salute come una scelta «di non scegliere la vita», dal momento che «vita» significa «il mutuo da pagare, la lavatrice, la macchina; startene seduto su un divano a guardare i giochini alla televisione, a distruggerti il cervello e l’anima, a riempirti la pancia di porcherie che ti avvelenano», praticamente marcire poco a poco nella domesticità [eterosessuale].


Trainspotting, in definitiva, è troppo etero e maschile 


[mentre]


quarto, per Tracey Moffatt, si riferisce anche al «quarto mondo» della cultura aborigena, e allude quindi all’arte, perduta o cancellata, di un popolo che è stato distrutto dal successo dei colonizzatori bianchi.


tuttavia la leggenda queer Quentin Crisp trasforma la presunta drammaticità dei generi queer in una risorsa: «Se all’inizio non hai successo, può darsi che il tuo stile sia il fallimento» … in maniera autenticamente camp, l’artista queer lavora con il fallimento piuttosto che contro di esso, e rende abitabile l’oscurità.


Guardare all’indietro, sentirsi «arretrati», significa riuscire a riconoscersi per qualche ragione nelle raffigurazioni più oscure della vita queer, senza volerle per forza riscattare.


La messa in posa del soggetto queer nell’ombra, e come un’ombra, sembra voler dimostrare che la costruzione del genere queer sia un processo derivativo rispetto alla preminenza della sistematizzazione eterosessuale del genere e della relazionalità, ma in realtà evoca la potenza distruttiva del mondo-ombra.


Per Diane Arbus, l’oscurità e quel che non si vede sono non tanto un effetto di luce e ombra, ma più un risultato della complessità psicologica.


Monica Majoli dipinge i ritratti dopo che la storia d’amore è finita, rappresentando quello che di solito consideriamo come fallimento – il fallimento dell’amore che non dura, la deperibilità di ogni tipo di legame, la natura incostante del desiderio.


i dipinti di Majoli si pongono in dialogo con la tradizione visuale iniziata da Brassaï e portata avanti da Arbus


seguirò il sentiero del femminismo antisociale tracciato, fra le altre, da Jamaica Kincaid … per la quale il patriarcato non è soltanto una tipologia di oppressione, ma una produzione di forme di senso, di padronanza e di significato.


A mio parere, il vero problema con la svolta antisociale nella teoria queer, esemplificata dal lavoro di Bersani, di Edelman e di altri  … consiste nell’eccessiva ristrettezza dell’archivio utilizzato per rappresentare la negatività queer …


Il secondo archivio però [oltre quello «dei sentimenti» comprendente Tennessee Williams, Virginia Woolf, Bette Midler, Andy Warhol, Henry James, Jean Genet, i musical di Broadway, Marcel Proust, Alfred Hitchcock, Oscar Wilde, Jack Smith, Judy Garland…] si presta molto meglio a fornire quel tipo di risposte indisciplinate che almeno Leo Bersani sembra ricollegare al sesso e alla cultura queer, ed è in questo archivio che si scatenano le potenzialità della frantumazione del sé, della rinuncia alla padronanza e al significato, dei discorsi e dei desideri irregolari [ad esempio: Valerie Solanas, Jamaica Kincaid, Patricia Highsmith, Wallace e Gromit, Johnny Rotten, Nicole Eisenman, Eileen Myles, June Jordan, Linda Besemer, Hothead Paisan, Alla ricerca di Nemo, il gruppo musicale Lesbians on Ecstasy, Deborah Cass, Spongebob, Shulamith Firestone, Marga Gomez, Toni Morrison e Patti Smith.]


Il duo spagnolo di artiste queer Cabello/Carceller … rivendica, invece che rifiutarli, concetti come vuoto, futilità, limite, inutilità, sterilità, improduttività. … le loro opere cercano di fare dell’essere queer una modalità critica piuttosto che un nuovo investimento nella normatività dell’esistenza, nella rispettabilità, nell’integrità o nella legittimità.


Il gioco delle proporzioni [per esempio in I’ll give you something to cry about (Dead baby finch) di Judie Bamber] ci fa capire che la rilevanza delle cose è relazionale e contingente … mostra allo spettatore quanto di più crudele c’è nella natura. La giustapposizione delle parole dead e baby ricongiunge la fine con gli inizi, e ci ricorda che a volte la fine non è un nuovo inizio: una fine è una fine è una fine.


Ognuno di questi film rende esplicita la relazione fra la «perversità» e questa congiunzione di personale e politico: la mostruosità in Shrek, la disabilità in Alla ricerca di Nemo, e la disforia di specie in Babe, maialino coraggioso, diventano figurazioni degli effetti perversi e imprevisti dell’esclusione, dell’abiezione e dell’allontanamento imposti nel nome della famiglia, della patria e della nazione. 


Il successo e i suoi traguardi lasciamoli ai repubblicani, ai manager delle aziende di tutto il mondo, ai vincitori dei reality show, alle coppie sposate, a quelli che guidano i SUV. … come dice Walter Benjamin «l’immedesimazione con il vincitore torna sempre a vantaggio dei dominatori di turno».


esplorerò qui [nel quarto capitolo] una politica femminista che si basa … sul rifiuto di essere o di diventare quella donna definita e immaginata all’interno del pensiero occidentale.


Le femministe postcoloniali, da Gayatri Chakravorty Spivak a Saba Mahmood, hanno dimostrato quanto le teorie femministe bianche e occidentali sull’agency, sul potere, sulla libertà e sulla resistenza tendano a essere prescrittive, e hanno proposto dei modi alternativi di pensare al sé e all’azione che emergono da contesti che quel femminismo spesso rinnega … Nella sua modalità derridiana di decostruzione Spivak invoca un femminismo che rivendichi di non parlare per la subalterna, o di non esigere che la subalterna parli con la voce assertiva del femminismo occidentale.


Questa la risposta di Jamaica Kincaid: «…gli americani non tollerano per niente le difficoltà. Si aspettano sempre un lieto fine. Io, in maniera perversa, non concedo un lieto fine. Io penso che la vita sia difficile, e questo è tutto. … Mi interessa la ricerca della verità, e spesso la verità non ci appare come felicità, ma come il suo contrario.» [il personaggio di] Xuela Claudette Richardson si abbandona a una forma di non-essere in cui inizio e fine perdono di significato … diventare parte di quella storia coloniale o rifiutarsi di far parte, in generale, di qualsiasi storia. … Quando un soggetto colonizzato raggiunge la felicità, sembra dire Kincaid sulla scia di Fanon, lei o lui conferma la benevolenza dell’impresa coloniale … Rifiutandosi di fare da nodo di trasmissione di un processo di colonizzazione transgenerazionale, Xuela abita un altro tipo di femminismo … incarnando un femminile che si autodistrugge


Nel romanzo della scrittrice austriaca Elfriede Jelinek La Pianista … i meccanismi interni della famiglia, della dimensione domestica e del matrimonio [sono] un coacervo di risentimenti, amarezze, relazioni familiari soffocanti, amori incestuosi e violenti su cui aleggia il passato fascista del paese; … La passività di Erika è un modo per rifiutare di farsi tramite di una tipologia persistente di nazionalismo fascista, e il suo masochismo, la violenza che si autoinfligge, mostra il suo desiderio di annientare, dentro di sé, quelle forme di fascismo che vengono incorporate attraverso il buongusto e sollecitazioni emotive: l’amore per la patria …


Quella del taglio è un’estetica femminista che si presta al progetto del diventare una donna indecente [con] l’esempio del collage … utilizzato … da Hannah Höch a Kara Walker


Mantenendo una tensione costante fra gli elementi dell’opera, il collage ci obbliga a esaminare l’intera gamma della nostra esperienza del potere —


Kara Walker: la mia metà, il mio nemico, il mio oppressore, il mio amore ::: My Complement, My Enemy, My Oppressor, My Love


Il sesso, in questo mondo, è sinonimo di guerra con altri mezzi.


In effetti, già nel 1964 Yoko Ono … la sua performance Cut Piece … Interpretando l’offerta performativa che Ono fa dei suoi abiti, del suo corpo e del suo silenzio in relazione ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki …


… così come nell’opera del 1992 Promise Piece, in cui viene distrutto un vaso e le schegge vengono distribuite al pubblico, c’è sempre la possibilità … che i frammenti del tutto non saranno mai ricomposti … da sottolineare è proprio l’interesse per il frammento, che sorpassa qualsiasi fantasia di futura integrità,


… però Kathy O’Dell mira a fare del masochismo qualcosa da cui possiamo imparare, qualcosa che ci fa prendere coscienza dei contratti invisibili che stipuliamo con la violenza, qualcosa con cui negoziare le nostre relazioni con gli altri.


Performance come Cut Piece e Rhythm 0, ma anche Waiting di Faith Wilding (1972) … fanno del femminismo un incessante commentario sulla frammentarietà, la sottomissione e il sacrificio.


In un contesto liberale, in cui il perseguimento della felicità, come direbbe Jamaica Kincaid, è sia desiderabile che obbligatorio … la passività radicale può indicare un altro tipo di rifiuto: il rifiuto, semplicemente, di essere … in ogni performance di passività radicale assistiamo a una effettiva volontà di disfacimento del soggetto


[In Higher Ground e New Story, 2006, di J.A. Nicholls] Questi personaggi surreali, e spesso iperartificiali, rappresentano la femminilità queer come rifiuto del modo convenzionale di essere donna


America the beautiful, Nao Bustamante: «il mio lavoro ha a che fare con il non conoscere l’attrezzatura di scena, il non conoscere quel particolare equilibrio, e riuscire a trovarlo andando avanti»


L’antisocialità prescrive l’indecenza (un non-diventare), un aggrapparsi a ciò che sembra essere fonte di vergogna e di annullamento, e la passività radicale permette di abitare la femminilità in modo differente.


Dal momento che la libertà … veniva offerta allo schiavo nei termini di un contratto con il capitale, allora spostarsi spesso, non fermarsi mai, rifiutare di acquisire proprietà o ricchezza significava lasciarsi sedurre da forme di libertà inimmaginabili da chi concepisce solo la libertà di diventare padroni.


I mondi sociali che abitiamo … non sono inevitabili


Un esempio di storia che gli studi gay e lesbici hanno voluto nascondere è quella delle relazioni fra omosessualità e fascismo … 

Lo scopo di tutte queste analisi … dovrebbe essere … spingerci a farci delle domande sulla relazione fra sesso e politica, sulla dimensione erotica della storia e sull’etica della complicità.


Come ha sintetizzato Gayle rubin in Thinking Sex, «il sesso è sempre politico»; il che è fuor di dubbio, e tuttavia, come hanno suggerito i lavori di Leo Bersani, Lee Edelman ed Heather Love fra gli altri, non c’è alcuna garanzia su quale forma possa prendere il politico quando si tratta di sesso.


… se l’uomo gay può perfettamente essere di supporto allo Stato patriarcale quando investe nella creazione di legami fra uomini e di una comunità gay, può invece diventare una minaccia per lo status quo politico quando rifiuta la padronanza maschile, rinnega del tutto la relazione e opta per «una scomparsa non-suicidaria del soggetto» … ad esempio, l’opera di Genet e Proust


Dagmar Herzog: «Qual è la relazione fra la politica della sessualità e altri tipi di politica?»


era risaputo che Röhm fosse a capo di un reparto omosessuale delle squadre d’assalto 


l’innegabile persecuzione degli uomini omosessuali non esclude in effetti la possibilità che in alcuni momenti ci fossero inquietanti sovrapposizioni fra nazismo e omosessualità … basta anche solo una rapida indagine sull’intergenerazionale Männerbund, il «gruppo degli uomini» negli anni venti e trenta.


La corrente del «virilismo omosessuale» … Era un tipo di costruzione di maschilità che si esprimeva in un’enfasi nazionalista e conservatrice sulla superiorità della comunità di maschi, e attraverso un rifiuto razzializzato della femminilità 


George L. Mosse, per esempio, ha dedicato un capitolo del suo libro Il fascismo. Verso una teoria generale a «omosessualità e fascismo francese» … suggerisce che l’ossessione nazista per la virilità e la prestanza maschile, e un’inclinazione a distanziarsi dalle donne e dalla domesticità, attirano con forza il nazismo in quella zona controversa, così ben documentata da Sedgwick, in cui le relazioni sessuali e quelle politiche fra uomini si fanno confuse e intrecciate.


Andrew Hewitt Political Inversions:

• omosessualità e fascismo condividono entrambi il tema dell’indicibilità

• caratterizzazione diffusa del proletariato come maschile e virile, e dei movimenti elitari d’avanguardia come effeminati

• identificare, sia nel totalitarismo che nell’omosessualità, quel desiderio per l’identico che connota la «personalità autoritaria»


…la cancellazione dell’uomo gay maschile indica una mancata volontà di confrontarsi con antecedenti storici problematici, e un desiderio di riordinare la storia … 


l’assunzione di identità della checca e della butch, così come la normatività di genere performata da uomini e donne queer, hanno avuto relazioni diverse con la politica dei generi, il maschilismo e la domesticità


Per Hedgwick e per Hewitt l’omosessualità non è tanto un’identità che persiste nel tempo, ma un insieme di relazioni mutevoli fra politica, eros e potere.


Attila Richard Lukacs [e] Collier Schorr fondono entrambi il linguaggio visuale fascista con l’omoerotismo [p.e. Traitor e Night Porter (Matthias)] e non temono di confrontarsi con le conseguenze storiche, estetiche e sessuali della violenta collisione fra questi due sistemi di rappresentazione.


«The killer in you is the killer in me», il titolo  delle riflessioni di Schorr su performance e politica contenute in Freeway Balconies, suggerisce che le micropolitiche del fascismo sopravvivono nell’altro come nel sé …


Il suo progetto fotografico Neue Soldaten, 1998 raccoglie immagini di ragazzi che giocano a fare il soldato … Schorr intende il proprio lavoro come un’indagine in corso sul significato della maschilità tedesca nell’ombra lunga dell’Olocausto … e in qualche modo le sue fotografie posizionano la maschilità bianca americana in quella stessa ombra, e il militarismo israeliano accanto a entrambe … «Inserendo i suoi modelli in un paesaggio tedesco intriso di memoria traumatica, Schorr pone rimedio alle contaminazioni fasciste della tradizione del paesaggio e se ne riappropria con una sensibilità ebrea e antifascista»


è la combinazione di terrore ed eros, di ciò che è dimenticato e di ciò che è proibito, a permettere che elementi dell’immaginario visivo nazista possano essere continuamente riciclati come feticcio sessuale


In questa storiografia sleale l’omosessualità non può essere considerata come un’identità che si fa risalire indietro nel tempo, ma va vista come un insieme di relazioni mutevoli fra politica, eros e potere; … dobbiamo essere pronte e pronti, invece, a lasciarci turbare da quelle relazioni pericolose, e politicamente problematiche, che la storia mette sul nostro cammino.


il cinema d’animazione … è in realtà un ricco campo di tecnologie per ripensare le forme della collettività, la trasformazione, i processi di identificazione, l’animalità e la postumanità.


[a proposito di A bug’s life:] « … Individualmente le formiche potrebbero essere sconfitte, ma se si sollevano insieme, se lavorano insieme, non c’è niente che non possano fare»


La dinamica tra movimento e immobilità è la dinamica tra vita e morte, e in nessun ambito viene registrata in modo altrettanto intenso come nell’animazione stop-motion.


…perturbante non è tanto la creatura animata quanto il sentimento represso che è tornato in vita


il movimento è dedotto dalla relazione tra un’inquadratura e l’altra piuttosto che registrato da una telecamera che si muove parallelamente agli oggetti in movimento


… i temi del controllo a distanza, della manipolazione, dell’essere presi in trappola o imprigionati sono dappertutto


— come negli horror, i mostri possono servire a elaborare critiche taglienti alla normatività e a rappresentare un’alternativa queer, oppure a incapsulare in modo fobico paure culturali in corpi «perversi», razzializzati e femminili ::

Mentre Coraline si serviva dell’anti-umano per confermare il fatto che il mondo è buono e giusto così com’è, Fantastic Mr. Fox si avvale degli animali selvatici per denunciare la brutalità e la ristrettezza di vedute dell’uomo … 

il perturbante qui è rappresentato dal lupo, e di fronte al lupo i sentimenti repressi strabordano in Mr. Fox che voltandosi a guardarlo si risolve ad affrontare le sue paure, la sua angoscia, l’altro da sé, e così facendo si riconcilia con il selvaggio in un modo che intima agli umani che guardano il film di fare altrettanto, di riconciliarsi con il selvaggio, con la loro «animatezza», con la vita e con la morte.


… per non fare nessuno sconto a noi «perversi»: anche nella nostra «perversione» si aprono spazi in cui l’impegno a fallire e, per usare le parole di Samuel Beckett «fallire ancora e fallire meglio», tende a cedere il passo a un desiderio di successo e di realizzazione basato, paradossalmente, su parametri eteronormativi.


… vivere in un mondo creato da adulti malvagi, avidi, superficiali e violenti significa anche questo. Vivere vuol dire fallire, fare casini, deludere e, alla fine, morire. Piuttosto che cercare modi per sfuggire alla morte e alla delusione, l’arte queer del fallimento implica che accettiamo la finitezza, che abbracciamo l’assurdità, la sciocchezza, la scemenza senza rimedio.


POSTFAZIONE


L’elogio del fallimento «perverso» di Halberstam del resto è anche una critica alle modalità di produzione e trasmissione del sapere tradizionalmente verticali e «certificate», sostenute dalle istituzioni accademiche, sempre più impastoiate in una ritualità disciplinare fine a sé stessa


… è allora un invito al pensiero queer, ovvero a trovare alternative che complicano i binarismi e le gerarchie di valore.


… la pratica dello «sciopero dei e dai generi», che dagli anni Dieci ha punteggiato i movimenti transfemministi queer, vuole rappresentare l’insostenibilità dell’economia dell’eterosessualità, basata su differenziali di potere ingiustificabili, rinunce e sacrifici inutili e dannosi, performance di genere tossiche e violente, e il nostro diritto a essere choosy