{scrivere di letture è il modo migliore per ricordare: la preziosità di altri mondi che toccano il mio.
una persona queer come il sottoscritto non dà critiche, ma riflessioni altrettanto queer: avere esperienza di artistə come Jonathan Bazzi mi suscita la gioia dell’appartenenza, benedetto sia. questa riflessione in cui insinuo parentesi graffe consiste di importanti e bei frammenti del libro, insieme a referentesse scelte; Filosofia e Arte come pratiche di cura e ri/costruzione di sé.
corpi minori è il libro del giorno 14 febbraio 2022 su Fahrenheit; dall’intervista:
come afferma Carmen María Machado è necessario costruire anche personaggi queer nonconformi negativi;
com’è difficile declinare una storia d’amore? corpi minori racconta il passaggio dall’innamoramento all’amore che resta}
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Inspiro, ti amo?
Espiro, non ti amo più.
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Statt’ accort’.
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{un'opera d’arte da Reminder, citato a p. 16}
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Roberta De Monticelli
Simone Weil, Jeanne Hersch, Edith Stein, Etty Hillesum, María Zambrano
Hannah Höch
anatomia senza desideri
Britney Spears
Marina Cvetaeva
Avril Lavigne
Madonna
Mina
Barbra Streisand
Alanis Morissette
Elton John
George Michael
Un uomo ~ ci mancava la Fallaci
GayRomeo {ora solo Romeo}
Le onde di Virginia Woolf
Geppi Cucciari
Valeria Rossi
4.48 Psychosis di Sarah Kane
Mia Martini
Loredana Bertè
Parola e Chiara
Dice che è sempre la stessa storia: ti rincoglioniscono per inserirti in un sistema economico piramidale, sono progetti imprenditoriali basati sulla dipendenza emotiva.
Bastet, Diana, Lakshmi, Teresa d’Avila, la matriarca Rachele, Andromeda: il circolo delle mie muse
Harry Potter
Buttare fuori tutto, siamo contaminati, bisogna sudare.
i Devon Rex [...] sembrano disegnati da Egon Schiele [...] Dormono abbracciati, formando un cuore al rovescio, momento d’essere, yin e yang, ecco l’amore. [...] Rosaspina si accomoda al centro del mio mondo. [...] gli occhi smeraldo [...] i cieli paradisiaci delle illustrazioni di Gustave Doré per la Commedia di Dante. [...] Rosaspina e Léon, due gatti, una casa. Una famiglia perfetta. {me, myself and my cats: la famiglia perfetta, peccato sia leggermente allergico al pelo}
Cambiare spazi significa cambiare intonazione psichica, cambiare testa.
Husserl, il padre della fenomenologia – occorre tornare alle cose stesse
Laura Boella, docente di Filosofia morale, esperta di Hannah Arendt e degli studi sull’empatia, un’altra con cui poter studiare le filosofe. [...] l’idea di catastrofe e le sue implicazioni sull’etica ambientale: se non avessi scoperto le pensatrici, mi dico, vive e morte, lingua materna, avrei lasciato perdere in fretta. Sono le loro parole a tracciare il posto, l’unico possibile, in cui posso restare, le parole delle filosofe che hanno pensato usando forme di scrittura minori, fuori dal canone: lettere, diari, saggi d’occasione e a commento di testi altrui, e che non hanno rinunciato all’uso della propria esperienza diretta. Mettere in campo ciò che abbiamo vissuto per intercettare strutture eidetiche, significati universali. Simone Weil con la condizione operaia, Edith Stein con la clausura, la notte oscura, Hannah Arendt con l’esilio, lo sradicamento, il baratro del nazismo: il corpo come a priori, fondamento primo, irrinunciabile.
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Christian e Pietro si stanno simpatici, condividono un punto di vista che riassumo sbrigativamente come maschile – Simpson, Griffin, boschi, raccolta di funghi
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ci scattiamo foto da telefilm, accanto a un’altalena, riva del lago, locandine perfette, alla Dawson’s Creek
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Periferie esterne, periferie interne. [...] I balconi da cui si controllano i movimenti dei cortili dov’è successo, succede ancora oggi, di tutto.
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Qua le cose so’ fatt’ senz’ammor’, ripete la nonna Lilli: ce fann’ schiattà in cuorp’.
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Conosco tutto di questo villaggio iroso e sciancato.
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Rebecca Solnit: aggirarsi al sicuro tra sconosciuti
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Far parte delle cose, tutto quello che conta.
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tutto non si può avere, e ti affidi a Saturno, il pianeta della privazione, del limite: al di sopra di tutto vi sia il contenimento, che é vincolo di perfezione.
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bioritmo aurorale, un’eredità di famiglia, il portato dell’indole proletaria
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Agli occhi dei più, cosa differenzia la nostra presenza nel mondo da una funzione, una parte? Solo chi rimane potrà dire chi siamo, scrive Hannah Arendt. Finché restiamo tra i vivi la visuale su noi stessi è impedita, falsata, la nostra forma ci è inaccessibile. Inconsistenza dell’autobiografia, delirio dell’autenticità, lo specchio non vede sé stesso. Solo con l’uscita di scena la storia che abbiamo tracciato si annoda, si chiude, e chi resta può riferire il ruolo che abbiamo svolto. Le persone: esseri narrativi che non si appartengono, fatti per essere ricomposti, raccontati dagli altri.
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ti faccio una foto – la Madonna del Gatto. Da persona a simbolo, filo sottile che prolunga la realtà altrove: le dedico la mia tesi sulla teologia simbolica in Edith Stein, ovvero sui modi in cui figure ed esperienze sensibili possono essere usate per alludere a ciò che non si vede. A Viola, mia imprevista lezione sull’invisibile. Quando uno se ne va si fa presenza totale, onnipresente: non è un peccato – sinceri – che occorra morire per finire al centro dei pensieri di quelli che conosciamo? [...] Piangono tutti, poi sempre meno.
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Riunire significato e significante, chiamare le cose col loro nome.
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There’s no greater power than the power of good-bye
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Ogni essere senziente esibisce, se ci si sofferma, se si evade dalla rimozione collettiva, la sua personalità, un volto, uno sguardo, leggete Lévinas – sa farsi epicentro relazionale, piccola persona, qui Anna Maria Ortese. Attraverso i miei gatti accedo al cerchio grande del rispetto, abbraccio induttivo, dal particolare all’universale
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Non esiste maturazione senza sconvolgimento, certe disfunzioni si lasciano sfidare solo sotto minaccia di morte – affettiva, reale. La prima lezione in dissociazione, l’azione propria vista da fuori.
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so prendere l’iniziativa solo dietro uno schermo, la distanza come condizione di possibilità, relazione.
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Dylan [...] fan di Michael Jackson e consumatore intensivo di marijuana [...] Dorian Gray, patto col diavolo, nell’aspetto [...] e nelle passioni: [...] l’Uomo Tigre, Mazinga, Lupin, Sailor Moon. [...] È anche un grande fan di Madonna: lei è la regina del pop, dice. [...] le canne come terapia per sentire meno, non sentirsi più.
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ma il fatto di voler bene a qualcuno dice davvero qualcosa della capacità di proteggerlo?
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Come con le maree, prima o poi verrò sommerso.
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Esiste un conformismo omosessuale, che è anche cancellazione dell’altro, delle differenze, delle possibilità.
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Lavoro due mesi buoni a un paper – termine evoluto, internazionale, per dire: tesina, ricerca – sul concetto di impersonale in Simone Weil, partendo dal saggio La persona e il sacro. [...]
Ciò che è sacro, lungi dall’essere la persona, è quello che in un essere umano è impersonale.
È il suo essere un quasi-niente, materia sensibile che ha bisogno di protezione e chiede pietà.
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Ma troppe cose reclamano la mia attenzione. Chi sei, cosa vuoi fare – le persone di successo non sono forse quelle che quantomeno hanno scelto, si sono fermate? A volte anch’io vorrei saper sprofondare in un solo appezzamento disciplinare, tema, materia, diventare esperto di qualcosa, non limitarmi a collezionare ouverture, superfici – di nuovo, il consenso, trovarsi a subire cose apparentemente scelte, cosa significa scegliere.
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Ho paura degli altri ma quando parlo delle cose che amo, nelle parole, all’interno di esse, a dispetto di tutto, io sento di valere qualcosa. Non esattamente di mio, per quello che sono o divento, ma grazie all’incrocio tra me e ciò di cui mi sto occupando. I significati evocati come presenze benefattrici, polvere magica, mi fanno più bello. Le parole mi sfoderano da me, processo estatico: in loro compagnia tutto è possibile.
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Ché poi non ha tutti i torti: non mi sento né maschio né femmina. Certo non uomo, parola lontanissima, inindossabile. Ragazzo la posso accettare, a patto che l’accento cada più sulla collocazione anagrafica che sul sesso. Mi interessa lo spazio mediano, ricombinare liberamente i codici che confinano da una parte o dall’altra. [...] Restare territorio aperto, percorso da tutti gli spiriti, i nomi, le essenze.
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A un certo punto deve essersi infranto per lui il patto universale di fiducia reciproca, ha dovuto addestrarsi a mettere in dubbio sistematicamente l’affidabilità delle parole degli altri, controllare che sotto, o dietro, non ci siano trappole, polpette avvelenate. {come dargli torto?}
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Ganesh, il dio dalla testa di elefante che propizia le nuove imprese
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i mandorli fioriti di Van Gogh
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La bellezza: una giustificazione a posteriori per qualcosa che abbiamo fatto, che ci è successo.
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Sai che mia nonna era una strega? [...] Toglieva il malocchio. {genealogia affine alla mia}
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esiste una confusione tipica e ricorrente nei primi incontri, un’attrazione automatica che deriva dal mero contatto, dalla reazione alla novità, e che non di rado può portare a mettere in scena più di quel che si vuole. Pura impressione di slancio, assensi avventati.
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anche i cervelli hanno i loro solstizi, moti di rivoluzione
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Un ragazzo, il mio nuovo culto.
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innamorarsi significa in ogni caso spaccare il guscio, lasciare la polpa esposta, offrirla, come la carne di Prometeo.
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Immagino: penetrarci insieme, simultaneamente, immagino: io dentro di lui e lui dentro di me, rifonderci secondo il mito platonico degli ermafroditi. [...] Stringersi, mordersi, ideogrammi di succhiotti a decorare il collo e le spalle, l’epidermide costellata dalle nostre personalissime rune
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entro ed esco da dieci, cento nuove personalità possibili. Non si tratta di semplice mimesi, emulazione: attraverso di lui divento davvero me stesso, faccio vivere parti di me prima irraggiungibili. Il mio amore mi legittima nel gioco dei generi: lei, lui, punkabbestia e spice girl, essere tutto, l’immagine è un cantiere aperto, l’intero bacino di forme e modelli a disposizione
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L’unto, il mio Messia, colui che aspettavo: non sono affatto iperboli, le religioni non nascono forse da questa riserva miracolosa della percezione? Hanno strumentalizzato questo magma psicotropo, mistura lisergica, hanno sfruttato l’onnipotenza delle alterazioni neurologiche dell’infatuazione.
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ogni spazio sacro prevede pratiche di abluzioni preliminari
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non si scherza con le serate, è lì che lui e tutti quelli che frequenta, venuti a vivere a Milano da altre città, regioni, Paesi del mondo, per studiare moda o make-up grazie ai soldi dei genitori, mettono in scena se stessi: iniziano a prepararsi il giorno prima, mai ripetere i look, il fine non esplicitato: meritarsi l’attenzione del fotografo che gira a immortalare i più belli, diversi, speciali. Farsi invidiare, copiare dagli altri. [...] Condividono un linguaggio e un immaginario preciso, consolidato perlopiù sui social, nei quali icone incontrastate sono le milionarie americane che hanno dominato l’immaginario collettivo un decennio fa, Paris Hilton, Lindsay Lohan, Nicole Richie, le gemelle Olsen. Per l’Italia Sara Tommasi. Puttan pop, psicofarmaci e sex toys, droghe e disturbi alimentari, il tutto con grafiche da fanzine per teenager. Vero o finto, non conta. Troia è un complimento, i resoconti delle avventure sessuali un corpo mitico da tramandarsi, ingigantire.
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i maschi etero si ispirano ai rapper, le donne e i gay alle afroamericane del ghetto
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Il solo intento di queste serate, dei posti simili a questo: uscire da sé, liberarsi finalmente dei confini individuali. Diventare sottilissimi o giganti, evaporare, cosa resta quando si scaccia via la coscienza –
– lasciamo fuori da qui gli orientamenti sessuali
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…come argomento per la maturità ha scelto il rapporto tra i tacchi delle calzature femminili e le fasi storiche: nei periodi di crisi socio-economica i tacchi si alzano, solleviamoci dalla miseria, quando si sta meglio tornano ad abbassarsi.
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Benedetta Barzini … vuole che i suoi studenti, aspiranti designer, stylist, pr, imparino a pensare con la propria testa, a riconoscere gli effetti pervasivi del patriarcato e del consumismo attraverso le immagini di foto e riviste, ovvero i modelli normativi che la società vorrebbe loro replicassero, ancora e ancora, nell’infinito processo di controllo dei costumi e dei corpi.
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…per un esame di Estetica del primo anno avevo studiato un saggio sulla moda di Georg Simmel: in pratica sosteneva che la moda esprime la tensione contraddittoria tra il desiderio di appartenenza a un gruppo e il bisogno di differenziarsi, di essere unici.
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Il sospetto che mi voglia insegnare la lingua delle sue origini per ripeterla a se stesso, assicurarsi di non aver dimenticato troppo. [...] Traduciamo il testo di Dragostea din tei, il principale contributo della Romania alla cultura contemporanea – Per dare un senso a queste lezioni, allora immagino: specializzarmi nella filosofia rumena, scoprire qualche autrice sconosciuta e diventarne l’esperto mondiale. La tesi per la specialistica su Emil Cioran, il filosofo nichilista
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quando Marius parla al telefono coi suoi genitori nella loro lingua la voce gli si trasforma, si abbassa quasi di un’ottava, frequenze conformi, da maschio. Non gli ha mai detto di essere gay: ho paura soprattutto per papà, mi racconta. So che se la prenderebbe con mamma. È colpa tua, il figlio poponar, ricchione. La madre responsabile, sono le madri che immettono l’anomalia, la tara immonda, nel patrimonio genetico intatto, è la madre che contamina il pregiato tesoro di testosterone. [...] è mentendo che si riesce a essere al contempo quello che siamo e vogliono gli altri, restare uno ed essere tutto, frantumarsi e all’occasione, fornire a ciascuno il frammento di noi che desidera, la scheggia richiesta.
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L’amore dà, l’amore toglie, lo spazio a disposizione per le benedizioni che una vita può ospitare è limitato: per ogni nuova aggiunta, prepararsi a dire addio a qualcuna delle presenti, le circostanze la dreneranno via
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Voguing, sottocultura più che mero stile di ballo, nata a New York, specie ad Harlem, negli anni Ottanta, nella comunità queer di latini e afroamericani, la danza dai gesti ispirati alle foto di moda, alle pose delle modelle, ma anche ai geroglifici. [...] Erano tutti ragazzi buttati via dalle famiglie naturali, rinnegati, cacciati di casa, nel bel mezzo dell’epidemia dell’AIDS, ragazzi che sognavano la gloria delle copertine. Le nuove famiglie – o house – del voguing questo erano soprattutto: rifugi, ancore di salvezza, istituti di solidarietà clandestini. Dello spirito originario qui alla scuola per ricchi resta soltanto l’estetica.
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Ognuno nella nostra famiglia si inventa un codice diverso per non rimanere del tutto in silenzio, un linguaggio nuovo, altro, che che si avvale della complicità di organi e tessuti, la poetica dei corpi minori.
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Quando negli ultimi anni mi è capitato di passarci del tempo ho toccato con mano tutto il baratro delle retoriche sul sangue: alterità e imbarazzo, altro non c’è. [...] la genetica come presupposto ridicolo: non mette in bocca le parole adeguate, il linguaggio evade dalla cella della predeterminazione corporea. Nel corso degli anni i condizionamenti culturali hanno insistito, com’è noto insistono sempre: hanno fatto sì che ci si accanisse, periodicamente - è sempre tuo padre, è sempre tuo figlio -, il nastro gracchiante messo su spesso e volentieri, ma è come pretendere di accendere un fuoco col legno bagnato.
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Fecondando l’ovulo non si contrae nessuna inclinazione alla cura.
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Fantastico sul legame con le vite passate, nascita e morte, ricordi da un’altra dimensione, esperienza inabissatasi nei cicli della metempsicosi.
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A Vindication of the Rights of Woman di Mary Wollstonecraft
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La mia idea è quella di applicare l’armamentario del metodo fenomenologico di matrice husserliana alla questione di genere, tratteggiare una fenomenologia della differenza sessuale, [...] una prima bibliografia di riferimento, Federica Giardini, Relazioni, Sara Ahmed, Queer Phenomenology
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Quante cose sorgono e svaniscono prima delle parole, quante sensazioni che non arriviamo neppure a nominare –
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Mondo che scompare, mondo che torna a fuoco. Ciò che è stato pensato non può essere depensato, riavvolto, la mente non si rimangia mai niente a comando. Esistono singoli pensieri che, nel momento in cui rompono il guscio, tagliano il corso dell’esistenza.
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quanti ruoli conteniamo, protagonisti, antagonisti, matrioska di nemici, nel formicaio ci si rintana per divorarsi, più stiamo vicini e meglio viene l’eccidio.
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…portami con te acqua che non sai nulla, scivolo anch’io giù nello scarico, via da questa casa, se solo potessimo mutare stato a piacere, evaporare diventando nuvole, sbuffo di geyser, o arroventarci generando roghi, cristallizzarci fino a farci inscalfibili, se solo ora io potessi liquefarmi, sciogliermi in altre molecole, legami elettrostatici, scorrere altrove, fiumi, mari, fondali oceanici.
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I corpi si dicono più cose di quel che vorrebbero i legittimi proprietari, se le continuano a dire, inadeguati, petulanti, a oltranza. A volte basta l’alone di tepore, il piccolo caldo.
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Amore da non confondere con affetto da non confondere con bisogno da non confondere con abitudine. E il sesso? {minore, quello queer, perché gli stolti pensano che non sia generativo}
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Fornisci momento per momento una stima dell’attivazione emotiva innescata dai suoi connotati. Riesci a sentire l’euforia degli inizi pensando ai suoi occhi?
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Confidare a qualcuno un contenuto mentale significa farlo diventare realtà, ma tutto ciò che non mettiamo in comune esponenzialmente accresce il suo potere. Il pensiero indesiderato lavora come l’ostrica: accoglie il granello di sabbia e lo tramuta in ingombro sempre più grande.
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venga l’onda protettiva scaturita dal caduceo
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a stento lascio il rifugio sotto le coperte, evitando anche di pranzare, cenare al fine di non dischiudere spazi, reali, mentali, margini di libertà nel mio regime di autocontenzione. Essenziale il recinto, la questione è soprattutto non travalicare il recinto. Quando sono solo mi incateno guardando senza pause video di vecchie conferenze di Roberta De Monticelli, Adriana Cavarero, Rosi Braidotti, Simona Forti, Nicla Vassallo
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ogni caduta di divinità comporta estinzioni.
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le etichette [...] bloccano le personalità, reificano il vissuto, a volte funzionano da condanne – stiamo su quello che senti.
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Il disturbo ossessivo compulsivo da relazione funziona come la variazione eidetica teorizzata da Husserl: prendi un fenomeno e, nell’intento di di individuarne l’essenza, le strutture invarianti, lo osservi in tutta la sua estensione e inizi a mutarne le caratteristiche, domandandoti, di volta in volta, se è ancora lo stesso.
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Ora piano sequenza, spostiamo il fuoco, cambiamo soggetto: un amore che non ti stordisce più è sempre amore oppure no – altera, varia, ricombina –, e se lascia spazio ad altro, altera, varia, ricombina, se non ti satura tutta la vita, cosa rende amore l’amore?
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Studio su libri di case editrici improbabili dedicati alla visione non occidentale del desiderio, alla costituzione ontica di questa presenza che impariamo a conoscere sin dalle fiabe sempre per la sua natura luccicante, contigua al sogno [...] e che ora associo più a una bestiola subdola e recitante, che sa scavare, scomparire da dove pensavi di averla lasciata – confinata, sicura, protetta – e ricomparire dove non dovrebbe.
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Chandra Candiani [...] mi ha domandato: che forma ha il tuo dolore?
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Leggere, camminare, meditare: niente funziona davvero, però cominciano i flash, insight, rotolano a valle nuove insperate intuizioni: i ragazzi da cui sono attratto [...] mi accorgo che gli somigliano tutti. [...] Formulo a questo punto la tesi: sto cercando lui fuori da lui, vado alla ricerca di un lui senza di me, il lui che ancora non conoscevo. [...] eleggere idoli e abbatterli, come fanno tanti, quasi tutti, nel ciclo reattivo delle rinascite erotiche
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La mia è malattia o passaggio comune, chiedo allo yoga, alla meditazione del buddismo theravada, alla psicoterapia, al canto, alle marce senza meta a stomaco vuoto nei quartieri della città che ho tanto voluto e non ha salvato niente, al respiro, ai libri di Mark Epstein, Corrado Pensa, Krishnamurti, Eckhart Tolle, Pema Chödrön: quanti quelli che si arrendono, assecondano questo mutamento di stato chimico-fisico tra l’infatuazione e ciò che segue – non desistete, tenete duro, se io sono ancora qui, coda di aprile, principio di maggio, è perché ho tenuto duro.
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è nel rettangolo bianco dello stato di Facebook che adesso trovo la mia principale occupazione. [...] brujeria verbale, candomblé. Scimmiotto le voci delle scrittrici che amo, Joyce Carol Oates, Rosa Matteucci, Teresa Ciabatti, il più delle volte: disonoro, infamo, mi vendico, la poetica dello sfogo di nervi. Ed è scrivendo che me ne accorgo: non ho subito, ho visto accadere. [...] Scrivo e non penso, scrivo e guardo più in là.
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Titolo di lavoro: Album di famiglia, Album degli amorosi sensi.
Esistono tipi di scrittori diversi, ci sono i grandi inventori di trame e personaggi e poi quelli troppo fedeli ai nomi e ai volti, troppo incarnati. A me, secondo tipo o figlio del mio tempo, interessa raccontare la realtà ulteriore che talvolta ammanta quella che vedono tutti, il piano già narrativo, di suo letterario, che taglia di traverso questo nostro mondo ma che non entra nella frugalità approssimativa dei discorsi quotidiani. L’intersezione tra il dato di fatto e la distorsione soggettiva, la provocazione data dall’ambiguità di una sovrapposizione, vero falso, personaggio persona.
affiancare al luogo/fatto reale la sua versione percepita, agli individui concreti i loro distillati spettacolari. Prendi le persone e togli la noia. [...] non c’è differenza tra resoconto e manipolazione
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tutti i corpi sono minori sotto la lente del desiderio
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Non esiste alcun centro al di fuori di quello che ci siamo inventati.
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La maturità, l’autonomia, uno non è che se la può inventare – se il terreno di base è putrido. Cresciamo solo se veniamo sognati.
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le tragedie funzionano sempre benissimo nel prendersi tutto lo spazio, zittire altre, vere conversazioni. [...] Io, tu e l’infausto diversivo nel mezzo.
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Coi social si delinea una giurisdizione parallela, impartita mediante la magia bianca o nera delle parole [...] Produrre senza pensare, produrre senza farsi domande.
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Io che ero e sono il dubbio e il bisogno ricorrente di autoconfutazione, ero e sono il rifiuto del presente e l’attrazione per l’assente, e non c’è regno, campo, materia, esperienza che a quelli come me sia dato attraversare senza i sussurri disorientanti di questi fedeli compagni.
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Rimanere sul bordo impreciso delle cose [...] Volteggiare nella mancanza.
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Abbandoniamo, lasciamoci alle spalle ideali e parametri, criteri, statistiche, convinzioni e regole depositate, ereditate dagli altri, sentimenti mutuati da fuori: approntiamo noi stessi l’ordito di tassonomie e giudizi possibili.
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Cercare, attraverso il racconto, di appropriarsi del più clamoroso dei fallimenti, esibirlo per farlo cantare: nelle storie che ci scambiamo [...] trovare quanto basta per insistere, durare: questo può essere sufficiente a reggere il peso di una vita. L’integrità non ci è indispensabile, restiamo vivi anche a brandelli.
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Inspiro, ti amo, espiro, spero ti amerò. Accettando di abbandonare la contrazione dell’inchiesta, della misurazione, l’impellenza di una risposta, affinché lo spazio si potesse riempire di nuove immagini: l’amore non è altro che un ininterrotto e confuso scambiarsi immagini –
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Niente torna, nulla è come prima
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Il fatto è che non puoi tenere fermo nulla di vivo –
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Le pretese razionali sclerotizzano questa vibrazione prospettica: è il passo indietro quello che fa avvicinare.
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hai avuto bisogno di condurti alla fine, nella lacerazione del distacco, per tornare a sentire qualcosa di assoluto, incontrovertibile.
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Non ho risolto, non ti ho mai risolto, ma mi posiziono in questo intervallo
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Usare il magma vivo delle sensazioni per aumentare la gravità, ancorarci a terra – viva, viva la terra.