martedì 27 settembre 2022

La Cognizione del Dolore

 



Definirei commovente la cura con cui il libraio ha maneggiato questa copia della prima edizione risalente al 1963 per 'sole' Lire 1500 – quando invece al cambio corrente la pagai 30 sacchi, immerso in una pre-autunnale Roma alla Fiera del Libro Usato, come illustrato dal segnaricordo adagiato in copertina. Ovviamente intendo partecipare all'evento successivo del 16 ottobre, poiché avevo anche adocchiato una Virginia Woolf tradotta d'annata che non avrei voluto lasciarmi sfuggire. Ma chissà.

Sono quivi contenuti:
- Saggio introduttivo di Gianfranco Contini;
- L'Editore chiede venia del recupero chiamando in causa l'Autore;
- La cognizione del dolore; 
- Autunno [poema conclusivo]; 
le quali sfiziosità fanno venire l'acquolina alla mente.

Come ogni libro che mi riesca di amare per il linguaggio sapientemente intrecciato all'invenzione narrativa, ho sottolineato e annotato a margine 'Così fan tutti' nei paragrafi che penso significhino ciò. Il problema adesso è che non sono satollo: vorrei ancora pascermi in questa scrittura baroccamente barocca che racconta avventure psicosomatiche italiane.
Certo non è letteratura queer, sebbene il linguaggio potrebbe avvicinarcisi... "non tono, ma colore."

«Non si tratta perciò di leggere negli strati o nei nòccioli grotteschi dell'impasto Cognizione una deliberata elettività ghiandolare-umorale di chi scrive (des Verfassers) ma di leggervi una lettura consapevole (da parte sua) della scemenza del mondo o della bamboccesca inanità della cosiddetta storia, che meglio potrebbe chiamarsi una farsa da commedianti nati cretini e diplomati somari.» da L'Editore chiede venia del recupero chiamando in causa l'Autore

«Accade alla loquace vita, purtroppo, di esorbitare talora dalle sacre leggi della deferenza e della compostezza.» p. 45

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